La modifica normativa, senza la quale l'Agenzia delle entrate non può procedere alla sospensione e garantire quindi la non punibilità, è contenuta in un emendamento al dl Ristori

Agenzia delle Entrate: «Nessuna causa di forza maggiore»

I primi a ribellarsi erano stati i commercialisti. Nessuna causa di forza maggiore invece potrà essere invocata per i commercialisti in quarantena. Ciò significa che il professionista che non può lavorare causa Covid-19 non può invocare la causa di forza maggiore laddove per tale motivo non possa eseguire gli adempimenti di cui è incaricato dai propri clienti. E i commercialisti protestano, si tratta di «Inaccettabile situazione di disparità di trattamento patita dai professionisti». Era stato il Consiglio Nazionale dei commercialisti, qualche giorno fa a chiedere alle istituzioni di promozione un emendamento al Dl Ristori ossia la sospensione per 30 giorni dei termini per gli adempimenti tributari, previdenziali e assistenziali, nonché per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili, penali, amministrativi, contabili e tributari, che scadono nei trenta giorni successivi all'inizio di una malattia conclamata da Covid 19 o di una quarantena fiduciaria o di un isolamento obbligatorio, naturalmente sia per quanto riguardante il professionista sia per quanto di interesse dei sui clienti. E la risposta dell'Agenzia

delle Entrate è arrivata: il professionista che non può lavorare causa Covid-19 non può invocare la causa di forza maggiore laddove per tale motivo non possa eseguire gli adempimenti di cui è incaricato dai propri clienti. Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimi Miani: «La Nota della Divisione Contribuenti dell'Agenzia
delle Entrate, con riferimento al caso della quarantena di un lavoratore autonomo che svolga l'attività di intermediario fiscale, con la quale non si è ritenuto possibile sospendere o differire i termini degli adempimenti tributari in assenza di una specifica norma in tal senso, mette sotto gli occhi di tutti una inaccettabile situazione di disparità di trattamento patita dai professionisti. Una situazione che denunciamo da tempo. Ora bisogna attivarsi tutti perché le proposte presentate in Parlamento per risolvere questo annoso problema vengano al più presto approvate».

La svolta e l'inserimento dell'emendamento nel decreto Ristori

Il cambiamento, con tutta probabilità, come riferisce Italia Oggi, sarà contenuto in un emendamento del decreto Ristori. La quarantena del professionista dunque sarà riconosciuta come causa di forza maggiore

per la sospensione di termini e adempimenti. La modifica normativa, senza la quale l'Agenzia delle entrate non può procedere alla sospensione e garantire la non punibilità nel caso di mancato rispetto di eventuali scadenze, sarà inserita in un emendamento al dl Ristori. In caso contrario sarà definito un successivo provvedimento per dare delle risposte al caso, utilizzando le risorse sbloccate con lo scostamento di bilancio. Lo riferisce Emiliano Fenu (M5s), tra i firmatari di un emendamento al decreto Ristori finalizzato proprio a garantire un periodo di sospensione delle scadenze per il professionista malato o in quarantena.


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