I ministro Bonafede propone gli uffici giudiziari di prossimità. L'impressione è che si tratti dell'ennesimo tentativo di prendere tempo davanti all'urgenza di una vera riforma della giustizia
di Davide Mura - Il ministro della Giustizia, Bonafede, vuole aprire gli uffici giudiziari di prossimità nelle strutture pubbliche, tra le quali gli ospedali, per avvicinare la giustizia ai cittadini. Tra i servizi che verrebbero offerti, la predisposizione di atti che non richiedono l'ausilio di un legale, l'invio di atti telematici e le informazioni sugli istituti di tutela giuridica. Il tutto, sfruttando i fondi europei e l'uso di edifici dismessi.

Lo stato pietoso della giustizia

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A leggerla così, sembrerebbe una buona cosa, ma l'impressione è che si tratti dell'ennesimo tentativo di prendere tempo. Da anni, infatti, il comparto richiede profonde e serie riforme, quali il ripristino degli uffici dei giudici locali (questi sì i veri uffici di prossimità cancellati dai governi precedenti), una reale riforma della magistratura che separi definitivamente le carriere di giudici e pubblici ministeri (pur salvaguardando l'operatività dell'art. 101 Cost. anche per i pubblici ministeri), il potenziamento degli uffici giudiziari che velocizzi le procedure amministrative collaterali. E non certo per ultima, una riforma "decente" del processo civile, con un nuovo codice di procedura civile, che se da una parte semplifichi il contenzioso, dall'altra non sia l'ennesima trovata per "privatizzare" la giustizia.


Per non parlare dell'avvocatura

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E invece che fa il Governo? Propone l'allungamento sine die dei processi penali, cancellando la prescrizione dopo il primo grado (seppure attualmente la riforma è messa nel cassetto) e s'inventa gli uffici di prossimità. Palliativi e criticità ulteriori che non risolveranno di un millimetro il problema del mal funzionamento della macchina giudiziaria, e che anzi potrebbero persino aggravarla, unitamente a uno stato pietoso dell'avvocatura, oggi come non mai "piagata" dalla crisi economica e da una legge professionale inadeguata e per certi versi iniqua e violativa del ruolo unico dell'avvocato nelle dinamiche processuali ed extraprocessuali. E in argomento v'è da dire che il Ministro non sembra particolarmente interessato a mettere mano alla legge professionale, magari cancellando o riformando i capisaldi più controversi della legge 247/2012 quali per esempio quelli cristallizzati nell'art. 21.


No alla privatizzazione della giustizia

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Alla luce di quanto detto, è chiaro ed è incontrovertibile che gli uffici di prossimità rappresentino l'ennesimo tentativo di sfuggire alla necessità di riordinare il comparto giustizia secondo i canoni costituzionali, garantendo al cittadino una difesa immediata, pronta, efficace e non eccessivamente onerosa (gratuita per i meno abbienti); soprattutto, però, pubblica e non legata ai fantasiosi istituti "americani", quali la mediazione e peggio, la negoziazione assistita, che peraltro - ed è bene ricordarlo - pongono a carico dell'avvocato e dunque della difesa oneri e rischi che normalmente dovrebbero essere posti a carico dello Stato.


Riformare il processo telematico

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In questo contesto di critica, infine, non si può dimenticare certo il processo telematico, il sistema più farraginoso, oneroso, criptico, burocratico e costoso mai concepito, che avvilisce la professione forense e il diritto di difesa del cittadino. Sistema che invece richiederebbe un portale web unico di accesso, con credenziali o firma digitale, nel quale gli avvocati possano depositare i loro atti telematici senza la necessità di acquistare servizi a pagamento che aggravano i costi dello studio che, giocoforza, si ripercuotono sul cittadino.


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