Cos'è il Global Compact, perché in questi giorni se ne sta tornando a parlare e qual è la posizione dell'Italia in merito all'accordo sulla migrazione

di Annamaria Villafrate - Mancano pochi giorni all'incontro fissato a Marrakech per ridiscutere del Global Compact (sotto allegato in lingua inglese) e fare il punto della situazione. Nato per volontà dell'ONU, il Global Compact o Dichiarazione di New York, è un accordo che si pone l'ambizioso obiettivo di risolvere l'annosa questione dei flussi migratori. Progetto che, per la distanza di posizioni e forse anche per l'assenza di vincolatività, sta attraversando una fase critica. Dopo gli Stati Uniti, sono molti i paesi Europei che si stanno ritirando dal progetto; tra questi anche l'Italia, che vuole prendere tempo e portare la discussione in Parlamento il 22 dicembre per consentire ai rappresentanti dei cittadini, di dire la loro. Data su cui si sta già polemizzando, visto che, stante la necessità di approvare la manovra di bilancio, verrà prorogata a dopo le feste e così via, fino all'abbandono definitivo del Global Compact. Idea che pare confermata anche da Matteo Salvini, che considera incoerente l'adesione all'accordo globale dopo l'approvazione del decreto sicurezza che, come noto, prende tutta un'altra strada sulla questione migranti.

Indice:

Global Compact: cos'è

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Il Global Compact for Migration è un accordo promosso dall'ONU, per tentare di risolvere il problema dei flussi migratori a livello mondiale. Firmato nel 2016 nel corso dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York e per questo definito anche "Dichiarazione di New York", il patto vuole creare una rete, a livello internazionale, di accoglienza e sostegno. Sono 190 i paesi aderenti, anche se nell'ultimo anno alcuni hanno assunto posizioni diverse rispetto all'inizio. Tanti gli obiettivi: comprendere il fenomeno migratorio, realizzare una comunità di intenti e condividere la responsabilità per tutelare i diritti e le necessità di chi fugge dal proprio paese.

Global compact: obiettivi

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Punto nodale del documento sono tutta una serie di obiettivi da raggiungere, nell'ottica d'impedire un ritorno al passato e il rafforzamento d'ideologie razziste. Ecco i più importanti:

  • potenziare e sviluppare dei sistemi d'integrazione e di assistenza umanitaria;
  • realizzare programmi di sviluppo;
  • mettere in atto procedure di frontiera, principalmente nel rispetto della Convenzione sui rifugiati del 1951.

Global Compact: pregi e difetti

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Detto questo, è necessario precisare che le polemiche che negli tempi circolano sul Global Compact sembrerebbero in parte giustificate. Si tratta infatti di un documento che presenta non solo pregi, ma anche difetti. Prima di tutto si tratta di un trattato ad adesione volontaria, non legalmente vincolante. Questo consente, come del resto si sta verificando, che gli Stati possano defilarsi e ritirarsi dagli accordi. Il testo poi è evidentemente il risultato di un mix di posizioni, a volte talmente distanti, da dare vita a un documento disomogeneo, in cui, tra l'altro, non sono stati trattati punti davvero importanti. Disorganicità che, tuttavia, secondo altri, è un segnale evidente della volontà di trovare venirsi incontro, frutto di un impegno diplomatico insperato che rappresenta un importante punto di partenza per costruire.

Global Compact: le posizioni di Europa e Stati Uniti

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Intorno Global Compact, da un anno a questa parte, stanno emergendo idee e posizioni contrastanti. Gli Stati Uniti ad esempio, non sembrano disposti a riconoscere l'apporto positivo dei migranti ai paesi ospitanti e un sostegno maggiore a quelli che ne ospitano di più. In Europa, invece, contrari a molti punti del documento Austria, Bulgaria, Svizzera e Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

Global Compact: l'Italia si riserva

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L'Italia, rispetto al Global Compact, sospende la sua adesione, tanto che ha deciso di non prendere parte neppure all'incontro di dicembre a Marrakech. Come dichiarato dal premier Conte, è opportuno, esattamente come accaduto in Svizzera, attendere e rimettere la scelta al Parlamento, all'esito di un dibattito, visto che il tema riguarda e interessa anche i cittadini. Non si tratterebbe quindi di un no definitivo, ma di un mero rinvio, perché si sente la necessità di riflettere con più calma e attenzione su un tema tanto importante.

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