Per la Cassazione per salvare il titolare del ristorante dalla condanna non basta che nel menu sia contenuto l'avviso generico che alcuni prodotti possono essere surgelati

di Valeria Zeppilli - Il titolare di un ristorante deve segnalare adeguatamente se e quali prodotti tra quelli presenti sul menù sono surgelati. In caso contrario, rischia una condanna penale per frode nell'esercizio del commercio.

Tale principio, ormai noto ai più, è stato corredato dalla Corte di cassazione, con la sentenza numero 38793/2018 qui sotto allegata, di un'importante precisazione: per salvarsi dalla condanna non basta che nel menù sia contenuto l'avviso che alcuni prodotti possono essere surgelati e che per avere maggiori informazioni ci si può rivolgere al personale di sala.

Come dare una corretta informazione

Come già evidenziato nel caso di specie dai giudici del merito, la Corte ha infatti confermato che un tale sistema non è sufficiente a garantire un'informazione puntuale sulla qualità del prodotto offerto ai clienti, in quanto prevede che l'iniziativa conoscitiva sia presa questi ultimi, ai quali quindi è richiesta una particolare accortezza.

L'utilizzo di prodotti surgelati in origine o congelati nelle cucine del ristorante va invece portato a conoscenza dei clienti con la dovuta evidenza. A tal fine è ad esempio possibile fare ricorso ad asterischi o ad apposite avvertenze scritte in grassetto prima dell'elenco dei cibi.

Al limite, nel caso sottoposto all'attenzione dei giudici, si sarebbe potuto codificare la regola per la quale il personale di sala avrebbe dovuto specificare autonomamente, ad ogni ordinazione, se il prodotto prescelto era o meno fresco.

Elemento soggettivo del reato

La sentenza rileva anche per il lungo elenco di fatti dai quali è stato ritenuto enucleabile il dolo generico richiesto per la configurazione del reato e che quindi si ritiene opportuno segnalare:

  • l'informazione tramite il menù non era adeguata per la conformazione e conformazione grafica che sfuggiva all'attenzione dei clienti;
  • i prezzi dei prodotti, la loro presentazione nel menù e le caratteristiche di ristorazione d'élite dell'esercizio erano tali da indurre l'avventore medio a ritenere che il prodotto fosse fresco;
  • per prassi aziendale, buona parte dei prodotti, specie quelli ittici, erano preparati ed abbattuti in loco;
  • spesso i prodotti freschi acquisitati non erano sufficienti a soddisfare la domanda;
  • al personale di sala non era stata impartita una specifica disposizione, affinché d'iniziativa, informasse i clienti dello stato fisico del prodotto congelato;
  • al momento del controllo, non erano stati rinvenuti prodotti freschi analoghi a quelli congelati o surgelati presenti nelle celle frigorifere.

Corte di cassazione, testo sentenza numero 38793/2018
Valeria Zeppilli

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