Solo guardando i dati dell'Ordine di Napoli si registrano oltre 2mila iscritti in meno rispetto allo scorso anno. Ma in tutta Italia il tasso annuo di crescita chiude in negativo

di Gabriella Lax - Tantissimi avvocati che lasciano la professione.

Solo guardando i dati dell'Ordine di Napoli, riportati dal Corriere del Mezzogiorno, al momento ci sono 12.246 avvocati iscritti e 5.943 praticanti. Lo scorso anno sono stati 2.108 quelli che si sono cancellati ossia il 15%.

Numeri importanti che devono indurre ad una riflessione su ragioni e motivi di una crisi che si acuisce anno dopo anno. Al primo gennaio di quest'anno, nel nostro Paese gli avvocati ammontavano a più di 242mila (nel 1996 erano 64.456), ossia un migliaio in più rispetto all'anno precedente, con un aumento del 4 per mille derivante dal saldo tra nuove iscrizioni e cancellazioni dagli ordini professionali.

Ma se è vero che la quota di avvocati cresce, secondo i dati forniti dagli archivi informatici della Cassa Forense, il tasso annuo di crescita chiude in negativo, a significare che ci troviamo di fronte ad aumenti contenuti che mostrano come la professione forense sia vittima di un calo demografico del Paese, oltre che meno appetibile dalle nuove generazioni.

Avvocatura, le ragioni della crisi

Le difficoltà che provocano la crisi possono essere raggruppate in tre punti: accesso alla professione, accesso alla giustizia ed eccesso di prelievo fiscale e previdenziale.

Da un lato, per gli avvocati c'è l'esame di stato che non predilige la meritocrazia. Poi ci sono i costi carissimi per accedere alla giustizia che da diritto riconosciuto per legge ai cittadini è diventato un privilegio per pochi. E che, soprattutto, ne riducono sensibilmente la domanda a discapito dei professionisti più giovani. A ciò si sommi una tassazione esasperata ed un prelievo previdenziale che, rispetto ai redditi medio-bassi, diviene davvero pesante e, per i giovani, avvocati insostenibile.

Avvocatura, uomini e donne ancora molto distanti

Anche nella stessa categoria poi ci sono delle differenze rispetto ai guadagni dovute al genere ed all'età. I recenti dati raccontano ancora di una larga forbice tra più e meno giovani e tra uomini e donne.

In primis, per raggiungere un reddito tale da garantire al legale una vita autonoma dignitosa bisogna aspettare il compimento dei 35 anni di età, quando si arriva a quasi 21mila euro a fronte di un volume d'affari di circa 27mila euro. La maggiore capacità di produrre reddito, invece, arriva tra i 60 e i 70 anni.

Le donne restano ancora indietro: per arrivare alla cosiddetta autonomia devono attendere addirittura i 40 anni e il massimo profitto non è concentrato, come per gli uomini, tra i 60 e i 64 anni, ma tra i 65 e i 69 anni.

Le donne avvocato sono in aumento: rispetto agli anni passati, in cui le disparità nei confronti delle professioniste erano notevoli, oggi si è quasi arrivati al pareggio in termini numerici. In particolare la maggior concentrazione di avvocati donne si ha al Nord, con un 52% contro il 48% di uomini.

Altri dati da rilevare sono: il fatto che i professionisti forensi in Italia, sono sempre più anziani con un aumento di circa 3 anni di età dell'età media degli avvocati iscritti alla Cassa Forense e non pensionati, passando dai 42 del 2007 ai quasi 45 del 2017.

Leggi anche:

- Avvocati, sempre più donne anziani e meno guadagni

- Avvocati: 1 su 2 è donna ma guadagna la metà


Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: