A lanciare l'allarme la federazione dei pensionati Fipac che in seguito alla ricezione di missive Inps da molti pensionati scrive a Boeri

di Marina Crisafi - "Apprendiamo con preoccupazione, dai nostri soci, della ricezione di missive Inps contenenti la richiesta di rimborso di somme, anche ingenti, che l'istituto di previdenza ritiene di aver erogato indebitamente ai pensionati". A denunciarlo la federazione dei pensionati, aderente a Confesercenti, Fipac, che ha inviato una lettera al presidente dell'Inps, Tito Boeri, chiedendo "chiarimenti sull'intervento in atto, a partire dalle motivazioni del riconteggio e dalle dimensioni della platea interessata".

Richiesta rimborso pensioni pagate in più: casi isolati o intervento di massa?

Nella nota inviata al presidente Inps, la Fipac, prosegue la nota "vuole conoscere - in particolare - se si tratta di pochi casi isolati o se piuttosto è in corso di una verifica in grande scala, che non può che creare disagio e preoccupazione".

Da qui il sollecito dell'apertura di un tavolo con le organizzazioni di rappresentanza dei pensionati per gestire un intervento "che crea apprensione e mina le condizioni materiali di vita delle persone, anche al fine di evitare lunghe e dispendiose battaglie legali".

Restituzione somme erogate per errore, richiesta indebita

La pretesa di restituire somme erogate per errore dall'Inps "è indebita" rincara la Fipac e sul punto si è espressa proprio quest'anno la Cassazione sancendo l'illegittimità di richieste di rimborso in caso di assenza di dolo da parte del pensionato.

L'ente erogatore, ha affermato infatti la Cassazione (nella sentenza n. 482/2017) può rettificare in ogni momento le pensioni per via di errori di qualsiasi natura, commessi in sede di attribuzione o di erogazione, ma non può recuperare le somme già corrisposte, a meno che l'indebita prestazione sia dovuta a dolo dell'interessato.

Leggi in merito: Pensioni pagate in più: l'Inps non può chiedere indietro i soldi

Auspicavamo che la sentenza "avesse finalmente posto fine all'invio di missive del genere - conclude la federazione - aprire una lettera e scoprire di avere un debito di 5 cifre con lo Stato è uno shock per chiunque, in particolare per i più anziani, e rischia di creare un'ondata di sfiducia nei confronti del sistema previdenziale, minandone ulteriormente il rapporto con i cittadini".


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