Al via il diritto alla pensione di mille euro al mese a 65 anni per 608 tra deputati e senatori

di Gabriella Lax - Ancora poche ore e poi per deputati e senatori di prima nomina scatterà l'assegno vitalizio. Da domani, venerdì 15 settembre, esattamente a 4 anni sei mesi e un giorno dall'avvio della legislatura, ai 608 parlamentari spetterà il vitalizio che risulta essere una pensione considerato che il trattamento sarà calcolato sulla base dei contributi effettivamente versati (come accade a tutti gli italiani) e perché scatterà non prima dei 65 anni, che possono diventare 60 in caso di rielezione per almeno 4 anni 6 mesi e un giorno.

Nonostante il clamore del ddl S.2888 di Matteo Richetti relativo all'abolizione dei vitalizi dei parlamentari votato alla Camera prima della pausa estiva e nonostante la volontà dei pentastellati per una rapida calendarizzazione dei lavori del decreto, ancora nulla è accaduto e a prevalere sarà lo spirito di "autoconservazione".

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Le cifre dei vitalizi: cosa hanno rischiato di perdere i parlamentari

Per i parlamentari se, come più volte paventato in caso di elezioni anticipate, la legislatura fosse finita prima, non sarebbe arrivata la pensione e gli stessi avrebbero perso i contributi versati, destinati a rimanere per sempre nelle casse delle Camere.

E non parliamo certo di pochi spiccioli se si considera che anche deputati e senatori, come il resto della popolazione, accantonano ogni mese un terzo circa dello stipendio per poi riaverlo come pensione. Per i parlamentari sono circa 1.000 euro al mese, ai quali si sommano i versamenti di Camera o Senato. In caso di elezioni anticipate, dunque, sarebbero andati persi circa 40.000 euro di versamenti previdenziali già pagati.

In particolare, tra i 608 parlamentari che avranno il vitalizio dal 15 settembre si contano oltre 200 parlamentari eletti col Pd e circa 40 (dei 54 eletti) di Scelta Civica; 123 pentastellati dei 154 eletti (il resto sono stati espulsi o hanno cambiato casacca). Tutti costoro riceveranno una cifra che dovrebbe aggirarsi sui 1.000 - 1.100 euro al mese.

Beffati invece, in tema di contributi, solo circa una ventina di deputati e senatori che, anni dopo l'avvio della legislatura, sono subentrati a colleghi dimissionari o chiamati ad altri incarichi.


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