Il commento del presidente dei matrimonialisti italiani sulla "rivoluzionaria" sentenza della Cassazione

di Gabriella Lax - La sentenza che saluta il "tenore di vita" come parametro dell'assegno divorzile fa discutere. La domanda che in molti si pongono è: 

Quali saranno le implicazioni di questa pronuncia storica della Cassazione?

Lo abbiamo chiesto a Gian Ettore Gassani, presidente dell'Ami (Associazione matrimonialisti italiani). 

«In ogni caso è sempre possibile presentare un ricorso per la modifica delle condizioni economiche di una separazione o di un divorzio - chiarisce il legale - Nel caso specifico di Silvio Berlusconi (o in quello di qualunque altro cittadino italiano) niente impedisce di chiedere al tribunale di rivedere la quantificazione dell'assegno sulla scorta dei criteri dettati dalla Cassazione. Ovviamente i criteri non sono vincolanti - specifica il matrimonialista - si tratta di una sentenza, "una rondine non fa primavera", ma è pur sempre una sentenza della Suprema Corte, per cui aspettiamo di comprendere bene la questione. Se ad esempio c'è una donna che ha dedicato la propria vita al marito, non credo possa essere liquidata o rottamata con un assegno da fame o comunque simbolico. Come è chiaro che la ragazzina che si separa dal calciatore non può pretendere di essere mantenuta fino a 90 anni…». 

Il senso è che comunque non si può decidere a prescindere poiché «ci sono situazioni molto diverse una dall'altra. Dobbiamo comunque benedire il principio secondo il quale il matrimonio non è un business, non è un grande affare da realizzare, però bisogna anche rispettare il principio della solidarietà, il principio della responsabilità deve sussistere, quindi chiederemo alla Cassazione di meglio chiarire questi punti. Si tratta di una partita ancora tutta da giocare».


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