Fondo da 100 milioni di euro e consiglio Odg. Tutti i contenuti e il testo della riforma votata oggi dal Senato. Ora parola finale alla Camera

di Marina Crisafi - Disco verde di Palazzo Madama sulla riforma dell'editoria, con 154 voti a favore, 36 contrari e 46 astenuti, che, ora, date le modifiche apportate in commissione torna alla Camera per il sì definitivo.

Il testo (qui sotto allegato), che istituisce il "Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione" conferendo deleghe al Governo per riordinare il settore dell'editoria, ridefinendo la disciplina del sostegno pubblico ai giornali, dei profili pensionistici dei giornalisti e delle competenze e composizione del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti, ha ricevuto il plauso degli addetti ai lavori e dei sindacati. "La nuova legge sull'editoria approvata oggi - ha affermato il relatore del provvedimento, il senatore Pd Roberto Cociancich - non solo garantirà risorse e una riorganizzazione normativa necessaria per il settore, ma getta anche le basi per avviare una riforma complessiva del sistema delle comunicazioni dando così una prospettiva alle imprese che vivono una situazione di crisi". Sulla stessa linea, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, secondo i quali "il via libera del Senato al ddl di riforma dell'editoria rappresenta un passo in avanti importante e decisivo per la messa a punto di interventi necessari al rilancio del settore". Ora, auspicano che "la Camera dei deputati, nella piena autonomia che le è propria, giunga all'approvazione definitiva della proposta di legge, recependo le modifiche approntate dal Senato, nel più breve tempo possibile, per consentire al governo

di mettere a punto i necessari regolamenti che dovranno definire le modalità - e stanziare le risorse - per chiudere la fase di lunga ristrutturazione del settore avviata dalle aziende editoriali e gettare le basi per un rilancio incentrato sulla valorizzazione del lavoro regolare e sulla lotta al precariato dilagante".

Ecco, in sintesi le novità:

100 milioni per il nuovo fondo

Il testo della riforma prevede l'istituzione del "fondo" per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, "alimentato da risorse statali già destinate all'editoria e all'emittenza locale, da un contributo di solidarietà a carico delle società concessionarie di raccolta pubblicitaria e per una parte, fino a un massimo di cento milioni, dalle maggiori entrate del canone Rai".

Saranno ammesse al finanziamento le cooperative di giornalisti, gli enti senza fini di lucro, le imprese editrici espressione delle minoranze linguistiche, i periodici per non vedenti, le associazioni per i consumatori, i giornali in lingua italiana diffusi all'estero.

Le deleghe al Governo

L'art. 2 del ddl conferisce deleghe al governo per ridefinire la disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria e dell'emittenza locale, nonché per riordinare la disciplina pensionistica dei giornalisti, che dovrà allinearsi con quella generale e per razionalizzare composizione e competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti. Il Consiglio dovrà, secondo il parere della commissione, essere composto da massimo 60 componenti (anziché 36) ivi compreso un rappresentante delle minoranze linguistiche. Nel parere la commissione ha previsto anche che la prima rata dei finanziamenti sia pari al 50% e che l'affidamento in concessione del sevizio pubblico radifonico, televisivo e multimediale (secondo il nuovo art. 6-bis) ha durata decennale ed è preceduto da una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio.

Equo compenso per i giornalisti

L'articolo 4 introduce un riferimento all'equo compenso dei giornalisti. In particolare, viene prorogata la durata in carica della commissione che deve occuparsene, sino "all'approvazione della delibera che definisce l'equo compenso e al completamento di tutti gli altri adempimenti previsti".

La commissione, si ricorda, è stata istituita dalla legge n. 233/2012 al fine di definire l'equo compenso nel lavoro giornalistico, valutate "le prassi retributive dei quotidiani e dei periodici, anche telematici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive". Il tutto doveva essere compiuto entro 2 mesi e la commissione doveva durare in carica tre anni, cessando le proprie funzioni alla scadenza.

Linea dura sui "finti" giornalisti

Linea dura anche per chi esercita abusivamente la professione. L'art. 5 del ddl di riforma riscrive infatti l'art. 45 della legge professionale (n. 69/1963) prevedendo che chiunque assuma il titolo o eserciti la professione di giornalista senza essere "Iscritto nell'elenco dei professionisti ovvero in quello dei pubblicisti dell'albo istituito presso l'Ordine regionale o interregionale competente" è punito a norma degli artt. 348 e 498 del codice penale, salvo che il fatto non costituisca un reato più grave.

Liberalizzati orari e punti vendita giornali

Il ddl detta nuove disposizioni per la vendita dei giornali, prevedendo la liberalizzazione degli orari e dei punti vendita a decorrere dal 1° gennaio 2017.

Il tetto ai compensi Rai

Tra le principali novità del testo approvato oggi c'è anche il tetto di 240mila euro annui per gli stipendi Rai di amministratori, dipendenti e consulenti, frutto dell'emendamento del relatore Cociancich. Salvo che, come prevede un altro emendamento approvato, per le consulenze di tipo speciale che potranno sforare il limite fissato.

Ddl riforma editoria

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