Dal 2018 l'introduzione del data protection officer potrebbe aprire scenari professionali innovativi ai professionisti del foro

di Valeria Zeppilli - Il mondo della privacy rappresenta di certo un campo destinato ad aprire numerose prospettive professionali a coloro che sono specializzati in materia.

Già da tempo, infatti, i dati personali costituiscono uno degli aspetti che tutte le società sono chiamate a gestire in maniera attenta e oculata e che, con l'espandersi del mondo digitale, non può più essere sottovalutato.

A tale circostanza si aggiunge la recente approvazione del pacchetto europeo di protezione dati, che dal 25 maggio 2018 diverrà direttamente applicabile in tutti i paesi dell'Unione Europea con conseguente adeguamento delle diverse normative privacy.

Tra le numerose novità che modificheranno il mondo della tutela e della protezione dei dati personali, una in particolare è di grande interesse per gli avvocati: l'introduzione del cd. data protection officer.

Tutti gli enti pubblici e gli enti privati che trattano dati delicati o provvedono al monitoraggio sistematico e di larga scala di individui devono infatti affidarsi a un soggetto che informi il titolare del trattamento degli obblighi derivanti dal regolamento, lo consigli circa la loro corretta esecuzione e vigili sul loro effettivo adempimento.

Il data protection officer, inoltre, sarà chiamato ad effettuare delle valutazioni di impatto sulla protezione dei dati raccolti e farà da intermediario tra gli interessati da un lato e il Garante per la protezione dei dati personali dall'altro.

È evidente che l'approfondita conoscenza della legislazione in materia di privacy rappresenta un requisito fondamentale per poter ricoprire tale delicato incarico e che, pur potendo a tal fine avvalersi di dipendenti interni, è presumibile che le aziende molto più frequentemente si affideranno a dei professionisti esterni.

Candidati principali per l'assunzione del ruolo di data protection officer, chiaramente, non possono che essere gli avvocati esperti in materia di privacy, dato che non sembrano esserci particolari ostacoli di natura deontologica o di altra natura in tal senso.

Può darsi che alle competenze sul campo si affiancheranno, tra i requisiti richiesti per il conferimento dell'incarico, anche alcune certificazioni, ma ancora non è detto nulla.

Ciò che è certo è che tra poco più di un anno si aprirà qualche scenario aggiuntivo per gli avvocati, ovviamente se preparati in materia.

A tal proposito si segnala che, a differenza di quanto avviene in altri paesi, negli studi legali italiani non si sente ancora parlare molto di privacy, materia da sempre trascurata ma che, ora più che mai, andrebbe assolutamente rivalutata.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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