Un disegno di legge prevede l'introduzione della figura riconosciuta da tempo all'estero anche in Italia

di Gabriella Lax - Prendersi cura, volontariamente e gratuitamente, in modo costante e continuativo, di un familiare entro il secondo grado, invalido civile al 100 per 100, che necessiti di assistenza globale e continua. Nel nostro Paese sono più di tre milioni le persone che, quotidianamente, curano e assistono un familiare disabile o non autosufficiente, anziano o ammalato. Secondo le statistiche a farlo sono soprattutto donne di età compresa tra i 45 e i 55 anni. Tali figure, che all'estero sono note come "caregiver familiari" godendo di specifiche tutele e benefici, anche previdenziali, potrebbero presto uscire dalla loro "invisibilità" anche nel nostro ordinamento giuridico, grazie al disegno di legge "quadro nazionale per il riconoscimento e la valorizzazione del caregiver familiare", presentato in Senato, lo scorso 27 giugno (qui sotto allegato) che mira a garantire ai caregiver in Italia quel riconoscimento giuridico che nella maggior parte dei Paesi europei è stato ottenuto da tempo.

Primo firmatario è Ignazio Angioni, senatore del Pd, ma la proposta è stata sottoscritta da 73 senatori di diversi gruppi. Si tratta di una delle tre principali proposte in materia di welfare che attendono di essere discusse.

Il disegno di legge, composto da nove articoli, si pone tra gli obiettivi la possibilità di accedere a un piano assistenziale individuale, di richiedere e facilitare la flessibilità sul lavoro, di avere assistenza psicologica e formazione, di certificare le competenze acquisite e, soprattutto, di poter godere di un sostegno economico. La finalità del disegno di legge è di riconoscere un ruolo a chi ora opera spesso in assoluta solitudine e soprattutto, di agevolare queste persone nel conciliare cura, impegni professionali e vita sociale e di relazione, ma non si tratta assolutamente di sostituire la rete dei servizi sanitari e socio-assistenziali che deve essere garantita e migliorata.

Dopo aver chiarito la definizione del caregiver familiare (articolo 2), come la persona che "volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prende cura di una persona non autosufficiente o comunque in condizioni di necessario ausilio di lunga durata, non in grado di prendersi cura di sé", l'articolo successivo del testo riguarda il "riconoscimento" della figura che tocca alle regioni, le quali stabiliscono anche "le prestazioni, gli ausili, i contributi necessari e i supporti che i servizi socio-sanitari e sanitari si impegnano a fornire, al fine di permettere al caregiver

familiare di affrontare al meglio possibile difficoltà o urgenze e di svolgere le normali attività di assistenza e di cura in maniera appropriata e senza rischi per l'assistito e per se stessa". L'articolo 4 tratta di "flessibilità e permessi lavorativi" per i caregiver familiari ed anche di formazione e informazione e "supporto psicologico", "soluzioni condivise nelle situazioni di emergenza personale o assistenziale segnalate dal caregiver familiare" e il "supporto di reti solidali" e gruppi di auto mutuo aiuto. Di "conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura e di assistenza" parla l'articolo 5. Mentre, dal lato economico, si propone "una detrazione fiscale o un credito d'imposta relativamente al 50 per cento delle spese sostenute dal caregiver familiare per la sua attività di cura e di assistenza, fino a un importo massimo di 1.000 euro annui". Previste, in chiusura, azioni di sensibilizzazione e ricerche dedicate.

Il testo di Angioni è stato presentato anche alla Camera (pdl 2527) dal deputato Edoardo Patriarca. Il fatto che la proposta sia presente in ambedue i rami del Parlamento è garanzia della volontà politica di legiferare davvero in materia.

Disegno di legge sui caregiver familiari

Foto: 123rf.com
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