Il verdetto della Corte Costituzionale legittima le sanzioni per la coltivazione ad uso personale di cannabis

di Marina Crisafi - Coltivare marijuana ad uso personale resta reato. È quanto deciso dalla Corte Costituzionale, il cui atteso verdetto è stato reso noto pochi minuti fa, dichiarando non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d'Appello di Brescia, "sul trattamento sanzionatorio della coltivazione di piante di cannabis per uso personale".

La questione prende le mosse dall'ordinanza del giudice d'appello bresciano sulle disposizioni contenute nell'art. 75 del d.p.r. n. 309/1990 (il testo unico sulle droghe), nella parte "in cui escludono tra le condotte suscettibili di sola sanzione amministrativa, qualora finalizzate al solo uso personale dello stupefacente, la condotta di coltivazione di piante di cannabis, in relazione ai principi di ragionevolezza, uguaglianza e di offensività, quali ricavabili dagli artt. 3, 13, comma secondo, 25, comma secondo e 27, comma terzo, Carta Cost.".

La Consulta aveva già bocciato in passato (cfr, sentenza n. 360/1995), la q.l.c. sugli artt. 75 e 73 del Testo unico confermando l'illiceità penale della coltivazione di marijuana e di stupefacenti.

Ma il cambio di rotta, auspicato da diversi fronti, al fine di chiarire "che la coltivazione per uso personale non solo non accresce lo stupefacente presente sul mercato, ma anzi che rappresenti un antidoto contro le mafie" e al contempo dare "la spinta al legislatore affinché su questi temi ci sia un cambio di politiche radicale che vada incontro alla depenalizzazione dell'utilizzo di droghe e alla decriminalizzazione dei consumatori" come dichiarato dal presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, non ci sarà.

La Corte, infatti, ha affermato che la decisione "riferita all'art. 75 del testo unico in materia di stupefacenti - è - stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce in materia".

Nell'attesa di leggere le motivazioni, prosegue Gonnella, "la via maestra è quella legislativa. Vogliamo un Parlamento e un Governo che sulla scia degli Stati Uniti cambino la politica sulle droghe e vadano verso la decriminalizzazione, la depenalizzazione e la legalizzazione". Solo così - conclude "avremo meno consumi e garantiremo il diritto alla salute, togliendo potere e soldi alle mafie. Soldi da poter reinvestire nel welfare".


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