Secondo la Cassazione (sentenza 12100/2002), un simile "scambio", potrebbe integrare gli estremi del reato di frode in commercio
D'ora in poi i baristi dovranno fare molta attenzione quando i clienti ordinano del caffè Hag. Non basterà infatti, per accontentarli, servire un decaffeinato qualunque.
Secondo la III Sezione Penale della Corte di Cassazione infatti (Sent. 12100/02), un simile "scambio", potrebbe integrare gli estremi del reato di frode in commercio.
I giudici della Corte hanno evidenziato che "la condizione dell'essere decaffeinato non è l'unico elemento che possa valere a differenziare le diverse marche di caffè di tale tipo, potendo sulla qualità di ognuno, incidere anche altri fattori quali, ad esempio, un particolare processo di decaffeinizzazione differente a seconda delle diverse ditte produttrici".
La Corte ha osservato che un marchio specifico, sebbene venga utilizzato nel gergo comune per individuare un prodotto generico, mantiene una sua specificità da cui non si può prescindere.
La tutela di un marchio è dunque finalizzata a garantire il prodotto da un uso illegittimo da parte di terzi e la decadenza della c.d. esclusività può essere legata solo a un'eventuale volgarizzazione del prodotto dovuta a inattività del suo titolare.

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