di Licia Albertazzi - Corte di Cassazione Civile, sezione sesta, sentenza n. 6856 del 24 Marzo 2014. Nel caso in oggetto uno dei soci di società operante nel settore sanitario ha impugnato la delibera assembleare di aumento del capitale lamentando la sua illegittimità poiché si sarebbe taciuta la reale situazione patrimoniale della stessa e si sarebbe dovuto necessariamente procedere ad una previa reintegrazione di capitale eroso dalle perdite. Denuncia inoltre gravi irregolarità di bilancio. L'impugnazione veniva però respinta sia in primo che in secondo grado di giudizio. Ricorre allora l'interessata in Cassazione lamentando violazione di legge: il giudice del merito, sulla base degli elementi prodotti in corso di causa, sarebbe giunto a conclusione illogica.

La corte di cassazione ha riconosciuto che in linea teorica il ragionamento del ricorrente deve ritenersi corretto ma, sul piano probatorio esso non ha trovato riscontro oggettivo. 

Afferma la Suprema Corte come "per poter dichiarare la nullità di una delibera di aumento di capitale, occorre accertare la falsità della situazione patrimoniale messa a disposizione dei soci per consentire loro di deliberare conoscendo la effettiva situazione della società". 

Prima di poter procedere alla dichiarazione di nullità tale elemento - la falsità della situazione patrimoniale - deve essere stato dimostrato. Infatti "per poter provare la dedotta falsità della relazione patrimoniale, l'appellante avrebbe dovuto produrre copia della relazione che invece non si rinviene agli atti". La ricorrente, nei gradi di merito, non avrebbe mai provato le summenzionate gravi irregolarità contabili. Il giudice d'appello ha congruamente motivato la propria decisione proprio sulla base del mancato assolvimento dell'onere della prova; inoltre, i quesiti di diritto non sarebbero stati formulati in maniera corretta. Il ricorso è dichiarato inammissibile.


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