Dott.Roberto Paternicò. In Italia, lo Stato, ha sopportato istituzionalmente l'onere economico delle catastrofi naturali che hanno colpito, il nostro territorio nazionale ad alto tasso di rischiosità.

Negli anni, una giungla di provvedimenti normativi per gli interventi statali a seguito di calamità naturali. Ordinanze e decreti emessi in regime di emergenza sono stati convertiti in leggi di spesa, si sono istituiti fondi speciali e si sono ripartite le competenze su più anni, attribuendo gli stanziamenti, anche, ad enti differenti.

Fra le stime più recenti vi è quella del 2011, effettuata dal Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio (Cresme), dalla quale risulta che nei 68 anni fra il 1944 e il 2011 il danno complessivo prodotto da terremoti, frane e alluvioni in Italia ha superato i 240 miliardi di euro, con una media di 3,5 miliardi di euro l'anno.

Le calamità naturali, che con sempre maggiore frequenza e intensità mettono a dura prova il nostro Paese, portano alla luce la mancanza di un quadro normativo adeguato su un argomento di così grande rilevanza. L'intervento pubblico, pertanto, si é sempre ispirato all'urgenza degli specifici eventi e da una quasi totale assenza di programmi di prevenzione. 

Si discute, da tempo,  sull'opportunità di introdurre un sistema di coperture assicurative e/o di garanzie contro le catastrofi naturali a favore del patrimonio abitativo civile, in assenza del quale lo Stato subisce un forte e negativo impatto economico sul proprio bilancio e non è spesso in grado di fornire efficaci risposte.


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Rubrica Diritto ed Economia



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