POSTA e RISPOSTA n.292 vede il ritorno, ultragradito, di uno storico lettore di Studio Cataldi, PAOLO EMILIO BATTAGLIA; ecco quanto mi illustra alle h.12:39 del 3 aprile 2012 sul tema che concerne la preparazione degli avvocati: "Caro Storani, mi rifaccio vivo dopo molto tempo per chiosare codesto Tuo intervento (con il quale concordo "quasi" su tutto) sul punto che riguarda la preparazione, competenza e consapevolezza che attribuisci "globalmente" alla classe forense. Sai bene quale grado di stima io abbia nei Tuoi confronti (e quanto apprezzi questo "zibaldone" come lo chiami tu), e certamente hai una panoramica sui tuoi colleghi molto più ampia della mia. Il mio dissenso quindi ovviamente non tocca Te: la mia esperienza, diretta e indiretta, ormai più che decennale in settori diversi (soprattutto lavoro) è però piuttosto differente. Ho incrociato (pochi) avvocati che corrispondono sostanzialmente al profilo che hai tratteggiato, ma in numero superiore ne ho "sperimentati" che preparazione o deontologia
non sanno neanche dove siano di casa. C'è quello che ignora un'ordinanza del giudice sui termini temporali di deposito delle memorie, per poi dirmi (quando me ne accorgo dalla ... sentenza) che quel termine non valeva, c'è quell'altro che, dopo aver sbagliato la notifica, ignora una innovativa sentenza delle SS.UU. intervenuta sei mesi prima dell'udienza di conclusioni, c'è quell'altro ancora (non è capitato a me per fortuna) che imposta un intero ricorso (contro il datore di lavoro, faccenda quindi particolarmente delicata) su una norma di CCNL ... abrogata da anni (sic!!), tanto che io stesso avevo detto al collega che avrebbe perso. Per non parlare di quello, peraltro piuttosto noto, e al quale ero stato presentato da un notissimo e apprezzatissimo amministrativista (roba di tanti anni fa) che, interpellato per una mia presunta omissione di soccorso in automobile (totalmente infondata, anzi inventata di sana pianta e archiviata in istruttoria senza neanche sentirmi), dopo un'ora di "colloquio" durante il quale aveva trascorso 50 minuti al telefono per i fatti suoi, quindi non aveva capito nulla di quel che gli raccontavo, se ne usci dicendo che la cosa si sarebbe risolta con una sanzione amministrativa: finì per l'appunto archiviata! E dopo qualche tempo ebbe l'impudenza di mandarmi una nota pro forma in cui mi chiedeva 450.000 lire (erano i primi anni '90), di cui circa 100.000 per "accesso ed esame del fascicolo" per la qual cosa NON gli avevo rilasciato delega! E potrei continuare per pagine intere. Questo per dire che noi poveri cittadini che nostro malgrado accediamo al "pianeta giustizia" (o perché ne abbiamo bisogno, o perché veniamo messi "in mezzo") abbiamo bisogno di tanta, ma tanta "fortuna", prima per capitare con un avvocato degno di questo "nome" (e qui concordo con Te sulle caratteristiche che un avvocato "dovrebbe" avere), eppoi con un giudice altrettanto degno: la combinazione è tale che mi sembra che in Italia la probabilità di vedersi riconosciute in giudizio le proprie ragioni sia decisamente bassa, in rapporto a quel 100% che dovrebbe essere. Un caro saluto. Paolo E. Battaglia". - Mi fai riflettere, caro Paolo, su quali effetti nefasti possano avere sulla nostra categoria le deludenti performaces dei personaggi forensi ai quali ti sei riferito. Come non funziona il CSM per i magistrati, da noi non hanno funzionato i rimedi disciplinari che pure esistono. Temo che sia ineludibile un'Alta Corte che si occupi, con rigore ed equilibrio, in maniera impermeabile ad ogni condizionamento esterno, di tutte le malefatte dei professionisti giuridici (e con ciò intendo magistrati, notai, avvocati ed altri operatori del diritto). Sottraendo alle categorie la possibilità di giudicarsi da sé.
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