Da piccolo, temo una quarantina d'anni fa, in concomitanza con un episodio febbrile mia madre mi comprò un bel libro che s'intitolava 'ATOMINO'. Avevo acquisito anche il diritto ad un gianduiotto al giorno. Me lo succhiavo piano piano nel lettone dei miei genitori, facendo durare il più possibile quella goduria per le papille: che squisitezza! Ed intanto divoravo il libro di Atomino. Non se se vagamente avete memoria di un episodio accaduto tanto tempo fa, mi pare l'11 mar '11: si verificò un disastro atomico di proporzioni catastrofiche in conseguenza del terremoto in Giappone che ingenerò un micidiale tnunami. Meditavo tra me e me: farsi una passeggiata nelle vicinanze delle maledette centrali atomiche è come passare mezza giornata in una sala di RADIOLOGIA di un qualsiasi ospedale italiano? Non si sa più nulla di preciso su e da Fukushima. Sopravvivono i vigili del fuoco ed i volontari che generosamente si sono esposti a quelle radiazioni? Maliziosamente, prima della data del referendum
, pensavo che in Italia avessero calato il silenziatore. Umberto VERONESI ha dedicato la vita intera alla lotta contro il cancro ed è stato pure Ministro della Sanità. E' il medico italiano più famoso. "Senza il nucleare l'Italia muore". Questo affermava il 3 mar '11 a pagina 15) del quotidiano 'La Stampa' in un'intervista concessa a Luca UBALDESCHI. Che gli domandava dell'incubo di Cernobil; a distanza di 25 anni ancora agita il sonno degli italiani. Risposta: "Lo so, ma so anche che Cernobil è qualcosa che non potrà più accadere. Là era tutto sbagliato". Ricordo l'esatto momento in cui leggevo ciò strabuzzando gli occhi e deglutendo. Troppa la stima che ho sempre provato per il grande Professor VERONESI per sottovalutare quel che stava affermando e su cui dissentivo; da anti-nuclearista convinto già pregustavo il momento referendario ed avrei votato all'apertura del seggio per ...dopare il quorum. E così, insieme ad altri ventisette milioni di italiani, abbiamo archiviato per sempre la pratica italiana del nucleare.
Magari i nostri connazionali sono anche andati al mare, ma prima sono passati per la cabina elettorale. Temo, in particolare, per lo stoccaggio delle SCORIE. Come smaltirle e con quali garanzie per la salute degli abitanti. Il Prof. Veronesi affermava in quell'intervista: "Il discorso è complesso, provo a ridurlo all'essenziale. Solo una piccola parte delle scorie richiede millenni per depotenziarsi completamente. Vanno messe in sicurezza, e ci sono le soluzioni per farlo, dentro una montagna o a grandi profondità. Al tempo stesso, si stanno affinando tecniche per renderle innocue più in fretta". Proseguiva il Prof. Veronesi: "Ma il punto vero è che le scorie sono sì un problema serio e costoso, ma non devono spaventare. Non si sorprenda che c'è più radioattività in un ospedale. O ancor, lo sa che c'è uranio anche in un bicchier d'acqua". Concludeva il ragionamento sul punto sottolineando che "spesso la paura è frutto di ignoranza. Sono timori vaghi, confusi, sui quali giocano alcuni movimenti politici". Queste erano le parole del Presidente dell'Agenzia
per la Sicurezza Nucleare pronunciate appena qualche giorno prima che divampasse la catastrofe di Fukushima e che il mondo intero desse la vaga impressione che nessuno sapesse cosa fare. La Germania, locomotiva d'Europa, ha chiuso per sempre con l'energia nucleare. Ma il mio pensiero va a chi intervenne sui reattori: come sta? Nessuno ce lo dice, mentre sta trapelando, con contagocce, qualche notizia da Cernobil.
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