La strada vicinale, o poderale o di bonifica, è definita dall'art. 3, comma 1, n. 52 del Codice della strada, come una strada privata fuori dai centri abitati ad uso pubblico

Cosa si intende per strada vicinale

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La strada vicinale è anche chiamata strada interpoderale o, per usare la definizione dell'art. 3, comma 1, n. 52 del Codice della strada "strada poderale o di bonifica".

Si tratta di una strada di proprietà privata che, a seconda delle sue caratteristiche, può conservare l'uso privato o essere assoggetta all'uso pubblico.

Il Codice della Strada ha incluso le strade vicinali nelle strade locali.

Strada vicinale ad uso privato

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La strada vicinale ad uso privato è detta anche via agraria. Essa risponde alle esigenze della coltivazione e dell'industria agricola e la sua costituzione avviene "mediante conferimento di suolo (cd. collatio agrorum privatorum) o di altro apporto dei vari proprietari, in modo da fondare una comunione (communio incidens), per la quale il godimento della strada non è iure servitutis ma iure proprietatis e, pur avendo di regola, fondi fronteggianti, può essere utilizzata, in relazione alla necessità del tracciato, da più fondi in consecuzione, fermo restando il principio che essa possa servire a tutti i proprietari dei fondi in tutte le direzioni, onde ciascuno ne abbia per tutta la sua lunghezza la proprietà pro indiviso" (Trib. Chieti, 15.10.2009, n. 748).

Chi deve provvedere alla manutenzione della strada vicinale

Anche alla luce di ciò, l'obbligo di gestione e manutenzione della strada vicinale ad uso privato incombe unicamente sui comproprietari.

A tal fine questi, se lo ritengono opportuno, possono anche costituire un consorzio facoltativo per la suddivisione delle spese cui, su base volontaria, può partecipare anche il Comune con un un contributo fino ad un mezzo.

Vai alla guida Consorzio: la disciplina del codice civile

Strada vicinale ad uso pubblico

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Una strada vicinale può invece dirsi ad uso pubblico (esclusivamente) "quando sussistono alcuni elementi, quali il passaggio esercitato iure servitutis pubblicae da una collettività di persone qualificate dall'appartenenza ad un gruppo territoriale; la concreta idoneità del bene a soddisfare esigenze di carattere generale, anche per il collegamento con la pubblica via; un titolo valido a sorreggere l'affermazione del diritto di uso pubblico, che può anche identificarsi nella protrazione dell'uso da tempo immemorabile" (cfr. Cass. n. 7718/1991; n. 12181/1998).

La sussistenza dei predetti requisiti comporta l'applicabilità alla strada vicinale pubblica delle norme del codice della strada.

In siffatta ipotesi, la proprietà e il possesso permangono in capo ai frontisti ai quali è tuttavia preclusa ogni possibilità di intercludere l'accesso alla strada interpoderale in ragione della servitù pubblica che vi insiste; a tal fine, le strade vicinali pubbliche sono equiparate alle strade comunali, ex art. 2 c. 7 d.lgs. n. 285/1992, e i Comuni sono legittimati ad adottare i provvedimenti opportuni a garantire l'esercizio del diritto di passaggio da parte della collettività.

Obbligo di manutenzione strada vicinale pubblica

Coerentemente, l'obbligo di manutenzione e gestione della strada vicinale pubblica incombe sui proprietari dei fondi e sul Comune che devono istituire un consorzio obbligatorio; la ripartizione delle spese viene effettuata per i proprietari in base alle quote millesimali del piano di riparto e per il Comune in base alla quota deliberata (da 1/5 a 1/2 in ragione dell'importanza della strada).

L'estinzione della servitù di uso pubblico non coincide con il mancato esercizio del diritto da parte della generalità dei cittadini, essendo altresì necessario un provvedimento dell'ente territoriale (desumibile anche dal comportamento concludente della p.a.) che dichiari cessato l'interesse pubblico ad utilizzare il bene privato.


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