Dal 2020 pensioni aumentate dello 0,4% per effetto della perequazione fondata sulla variazione degli indici dei prezzi al consumo per le famiglie

di Lucia Izzo - È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 278 del 27 novembre 2019, il Decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 15 novembre 2019 (sotto allegato), predisposto di concerto con il Ministero del Lavoro.


Si tratta del provvedimento recante il "Valore della variazione della percentuale, salvo conguaglio, per il calcolo dell'aumento di perequazione delle pensioni spettante per l'anno 2019 con decorrenza dal 1° gennaio 2020, nonché il valore definitivo della variazione percentuale da considerarsi per l'anno 2018 con decorrenza dal 1° gennaio 2019".

Pensioni: nel 2020 aumenti del +0,4%

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La percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l'anno 2019 è determinata in misura pari al +0,4 dal 1° gennaio 2020, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l'anno successivo.


Il dato si rileva dalla variazione percentuale verificatasi negli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, tra il periodo gennaio - dicembre 2018 ed il periodo gennaio - dicembre 2019 (ipotizzando, in via provvisoria, per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2019 una variazione dell'indice pari rispettivamente a +0,0, -0,2 e +0,0).


Ciò significa che dal prossimo anno, per merito dell'inflazione stimata dall'ISTAT, gli assegni mensili aumenteranno, seppur in misura lieve, in quanto gli importi saranno rivalutati dello 0,4%.

Meccanismo di perequazione e manovra di bilancio

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Si rammenta, tuttavia, che l'adeguamento viene riconosciuto al 100% ai soli assegni mensili di importo fino a tre volte il trattamento minimo (pari a 513 euro). Agli assegni di importo superiore, invece, la percentuale di aumento viene riconosciuta in misura decrescente in base a diverse aliquote.


Questa situazione potrebbe però essere ben presto rivista. Del ritocco al meccanismo di perequazione se ne sta occupando la legge di bilancio, al vaglio del Parlamento, che mira a concedere la rivalutazione piena (al 100%) anche a coloro che percepiscono da tre a quattro volte il minimo.


Tuttavia, poiché l'INPS sta già predisponendo i pagamenti di gennaio, l'eventuale modifica, qualora dovesse essere approvata, sarà applicata non prima di Aprile 2020.

Ocse: italiani in pensione troppo presto

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Mentre si infiamma la discussione in materia di pensioni, arrivano anche alcune raccomandazioni da parte dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Il nostro paese, secondo il rapporto "Pension at Glance 2019", è tra gli Stati che spende di più per le pensioni e, inoltre, l'età pensionabile italiana andrebbe rivista.

Per l'organismo internazionale, la media attuale dell'età pensionabile in Italia (62 anni) sarebbe troppo basse rispetto alla media Ocse (64 anni). E la sfida attuale per il nostro paese, prosegue il report, sarebbe quella di "mantenere adeguati benefici per la vecchiaia, limitando al contempo la pressione fiscale a breve, medio e lungo termine. L'aumento dell'età pensionabile effettiva dovrebbe essere la priorità, evidenziando la necessità di limitare il pensionamento anticipato agevolato e di applicare debitamente i collegamenti con l'aspettativa di vita".

Molte le reazioni da parte dei sindacati. Per il Segretario Confederale UIL, Domenico Proietti, "l'Ocse continua a fare confusione nell'analizzare il sistema previdenziale italiano" in quanto "la spesa per pensioni in Italia è sotto la media europea. In rapporto al Pil, come sostiene da tempo la UIL, essa è intorno al 12%".

Critico anche Ignazio Ganga, Segretario Confederale Cisl, che ha dichiarato: "anche quest'anno l'OCSE bacchetta l'Italia sulle pensioni ed ancora una volta dobbiamo dire all'OCSE che è sbagliato ragionare sempre e solo in termini di sostenibilità finanziaria delle pensioni ma bisogna invece ragionare di sostenibilità sociale".

Scarica pdf D.M. 15 novembre 2019

Foto: 123rf.com
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