Come già era accaduto a Imperia e a Bologna, anche in un altro capoluogo emiliano, Parma, i consumatori sono sul piede di guerra, dopo che il Comune ha deciso di ritoccare al rialzo le tariffe Tep, cioè del trasporto pubblico della città. Il Movimento Consumatori ha diramato una nota, in cui sottolinea il primato positivo della città, nell'ambito dei servizi alla persona. Rimarca, inoltre, il fatto che detti servizi non siano stati tagliati durante il periodo nero della crisi, ma addirittura in alcuni casi potenziati. Sarebbe inaccettabile, si legge, che ora il cittadino-consumatore debba pagare, a seguito di una decisione, che solo all'apparenza sembrerebbe plausibile, mentre ciò non è. Le tariffe Tep sono ferme dal 2003; ciò, in teoria, darebbe ragione al Comune di Parma, sulla possibilità di alzarle, data l'erosione del potere di acquisto, avvenuta in otto anni. Ma le associazioni
come il Movimento Consumatori denunciano che le difficoltà finanziarie dell'azienda non vanno ricollegate a ragioni tariffarie, ma a colpevoli incompetenze nella gestione della società. Si fa l'esempio del deposito di una somma di 8,5 milioni di euro, presso la Banca MB, un istituto milanese, che al momento del deposito della cifra, versava già in amministrazione controllata. Prosegue, quindi, la nota, sottolineando come il consumatore non possa pagare per errori di incompetenza nella gestione di qualche amministratore, pertanto, respingendo alla radice le motivazioni che starebbero alla base dell'aumento delle tariffe Tep.

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