Il Comitato per l'esame d'avvocato chiede al governo la revisione dell'intero meccanismo di abilitazione vertono sullo scritto abilitante o l'ultrattività dell'esito positivo dello scritto

Le richieste del Comitato per l'esame d'avvocato

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È nato su Facebook ad aprile, il Comitato per l'esame d'avvocato ed ha raccolto in pochissimo le istanze di 2500 persone. La petizione promossa ha raggiunto oltre 4000 firme, portando avanti diverse iniziative e campagne mediatiche. Il Comitato (di cui sono portavoce: Ruggero Barelli, Isabel Bassanelli e Giovanni Bertazzoli) chiede al governo una soluzione d'emergenza: ossia lo scritto abilitante o l'ultrattività dell'esito positivo dello scritto, oltre ad attuare una profonda revisione dell'intero meccanismo di abilitazione.

La lettera dell'Asla

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Il sostegno al comitato arriva da un'iniziativa di Asla che «dimostra che con l'attuale sistema di abilitazione professionale ci perdono tutti: non danneggia i soli giovani, ma anche gli stessi studi legali subiscono pesanti conseguenze». Ricordiamo che Asla è l'associazione che rappresenta gli studi legali associati, e che si schiera a fianco dei praticanti avvocati con una lettera (firmata da oltre 50 studi più grandi d'Italia e noti esponenti del mondo dell'avvocatura, fra cui Giuliano Pisapia) rivolta alle istituzioni sull'esame di abilitazione, ad oggi ancora bloccato con forti ritardi sulle correzioni.

Le richieste riguardano «la ragionevole durata della procedura di abilitazione forense, facendo in modo che le prove scritte già svolte vengano corrette entro e non oltre la fine di luglio». E questo perché «il tempestivo e regolare svolgimento dell'esame di abilitazione alla professione forense non interessa unicamente gli aspiranti avvocati, ma è imprescindibile per gli stessi studi legali con cui collaborano». Come spiegano bene i firmatari si tratta dell'esame di abilitazione concepito come un esame di idoneità e non come un concorso «che, per sua natura, permette di anticipare o ritardare l'accesso alla professione in funzione delle contingenze - più o meno favorevoli - del mercato legale, anche perché l'accesso dei giovani colleghi idonei non è una minaccia, ma un'opportunità di costante rinnovamento della professione».

Sono 20mila i giovani in "ostaggio" dell'inefficienza

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Tornando al Comitato, i promotori ricordano che ad oggi «È inammissibile che oltre 20.000 giovani siano oggi "ostaggio" della disorganizzazione e inefficienza di alcune Corti d'Appello e del sistema di trasporto del secolo scorso». Il ritardo sarebbe dovuto in alcuni casi al fatto che, secondo alcuni presidenti delle commissioni d'esame "è necessario attendere un camioncino della polizia penitenziaria. Questo mezzo, per imprecisate ragioni, deve trasportare tutti i compiti delle Corti d'Appello del circuito, costringendo ad attendere anche le Corti d'Appello più "indietro" con le correzioni". Un ritardo che costringerà, nel dubbio, migliaia di praticanti a rifare lo scritto in via cautelativa a dicembre e innumerevoli professionisti a privarsi dei propri collaboratori.

È il «ritardo accumulato nella sessione 2019» ad evidenziare palesemente «il disinteresse per l'accesso al lavoro dei giovani professionisti legali. Ciò avviene in buona parte per mera negligenza e trascuratezza da parte della politica e delle istituzioni forensi e per l'altra parte col chiaro intento di rimediare grossolanamente alla crisi che affligge il mercato legale attraverso il contingentamento degli accessi su base generazionale - e, in conclusione, sottolineano i praticanti - siamo spesso costretti a sostenere l'esame più volte per via delle percentuali di superamento in costante riduzione. In aggiunta, quest'anno saremo chiamati a fronteggiare una grave crisi economica, quando invece le generazioni precedenti hanno potuto beneficiare di anni di crescita economica e, soprattutto, di un sistema di abilitazione molto meno selettivo».


Foto: 123rf.com
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