Le limitazioni per Covid-19 evidenziano l'irragionevolezza e ora anche la pericolosità del "diritto di visita" pomeridiano nelle separazioni

di Marino Maglietta - Da anni autoreferenziali esperti di pedagogia - purtroppo tutti appartenenti al mondo del diritto - inondano ricorsi e provvedimenti con la tesi che il modello paritetico a settimane alternate, sostenuto in primis dagli stessi figli di genitori separati, trasformerebbe la prole in "pacchi postali", costringendoli ad effettuare un ping-pong tra le abitazioni del padre e della madre. Trovano, invece, adeguata soluzione l'attribuzione di un "diritto di visita" a un "genitore non collocatario" di nuovo conio, da esercitare tipicamente in intervalli orari pomeridiani spezzettati nei giorni centrali della settimana. Con assoluto divieto di pernottamento, che nevichi o fulmini (se no il "collocatario" perderebbe la sua preminenza).

Prescindendo dalla totale estraneità di questa organizzazione di vita al modello in vigore dell'affidamento condiviso, segnalata innumerevoli volte, non è stato possibile neppure convincere i suddetti esegeti (ma spesso anche protagonisti del diritto di famiglia) della non plausibilità matematica della tesi che sostengono, in evidente difficoltà a contare sulle dita. Quindi si è continuato non solo a richiedere e propinare frequentazioni frammentate, ma a sostenere che si rigetta la soluzione a settimane alternate per evitare che il figlio diventi un "bambino con la valigia".

I provvedimenti attualmente adottati dal governo in conseguenza della epidemia virale hanno, tuttavia, dimostrato in modo concreto quanto il modello prevalente sia assurdo e in situazioni come questa anche rischioso.

In linea di principio il governo, anziché vincolare le famiglie all'applicazione del dispositivo del giudice, avrebbe potuto nell'occasione modificarlo, vista l'eccezionalità della situazione, ed emanare norme speciali che tenessero conto dell'emergenza; ad esempio proprio prevedendo alternanze settimanali.

Ma sarebbe stato necessariamente un provvedimento temporaneo che nella maggior parte dei casi avrebbe creato una duplice forte discontinuità rispetto al regime attuale e soprattutto che avrebbe dovuto essere applicato al buio, indistintamente per tutte le situazioni. Troppo pericoloso. Quindi il governo va assolto. Non così chi ha scelto di instaurare in larghissima prevalenza un regime illegittimo e irrazionale al tempo stesso, facendo trovare il paese spiazzato nella prima occasione di emergenza.

In affidamento condiviso, per i figli la continuità e l'equilibrio nei rapporti con ciascun genitore dovrebbe essere la regola. Visto che è anche un loro diritto.

E' possibile sperare che adesso i predicatori del "diritto di visita" si convertano? Purtroppo no.

La loro risposta all'evidente pericolosità dell'applicazione del loro imperante modello è che il governo avrebbe dovuto semplicemente e semplicisticamente imporre la soppressione delle "visite". I figli restano dove sono. Anche per un mese o due. Che importa.

Ma, se al momento dell'entrata in vigore si trovano dal genitore non collocatario (in alcune zone per l'appunto il decreto è scattato di domenica)? Calma, prima rientrano dal genitore proprietario e poi restano lì.

I diritti acquisiti (degli adulti) non si toccano. Vogliamo scherzare?

Leggi anche Coronavirus: inalterato il diritto di visita dei figli


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