L'associazione dei giovani avvocati denuncia nei confronti dei legali, protagonisti di due vicende giudiziarie a Viterbo e Novara, un giustizialismo estremo che nuove gravemente allo svolgimento dei relativi procedimenti

di Gabriella Lax - Minacce sui social, avvocati accusati di essere peggio dei clienti che difendono. A dire basta a questo linciaggio mediatico ci pensa l'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) che si schiera a difesa dei legali e degli imputati che, fino a condanna definitiva, non possono essere considerati "colpevoli".

Aiga: «Difesa diritto inviolabile»

Il comunicato dei giovani avvocati prende le mosse dalla vicenda accaduta qualche settimana fa a Viterbo nella quale alcuni avvocati sono stati definiti peggiori dei clienti, sia dalle accuse sui social nei confronti del legali degli indagati per l'omicidio del piccolo Leonardo per i quali non avrebbe dovuto essere garantita alcuna difesa. Il diritto alla difesa, ricorda l'avv. Valeria Chioda, coordinatore area nord giunta nazionale Aiga - è garantito dall'art. 24 della Costituzione laddove si riconosce che "La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento" e che è altresì costituzionalmente previsto dal nostro ordinamento il principio di non colpevolezza ai sensi dell'art 27 della Carta secondo cui "l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva" - da qui - il linciaggio mediatico a cui si sta assistendo in riferimento ai suddetti avvenimenti, senza con questo sminuirne la gravità, denota un giustizialismo estremo che non può che nuocere allo svolgimento dei relativi procedimenti».

Da qui la condanna dell'Aiga, nei confronti «di comportamenti tenuti sui social network sia nei confronti degli indagati, in quanto da considerarsi non colpevoli sino a condanna definitiva, e attraverso i quali per contro si inneggia all'anticipazione di giudizi finali; sia nei confronti dei difensori degli indagati i quali devono essere messi in condizione di svolgere la propria professione con serenità senza che vi sia confusione e commistione tra il ruolo di difensore e difeso, ricordando - conclude Chioda - che l'avvocato è soggetto necessario affinché sopravviva lo stato di diritto».


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