La giornata di ieri è stata indiscutibilmente decisiva per migliaia di persone che sperano di potersi curare con le cellule staminali. Non cellule qualsiasi, bensì quelle mesenchimali utilizzate nel metodo Stamina.

Metodo di cui abbiamo già avuto occasione di parlare, e che dopo tante battaglie, potrebbe finalmente essere accettato come cura di routine per alcune patologie degenerative e malattie tanto rare da non aver alcun tipo di cura, ponendo così fine alla clandestinità di questo trattamento. Clandestinità molto relativa, visto che il metodo è stato per parecchio tempo adottato anche in ambito ospedaliero (85 pazienti in cura agli Spedali di Brescia), proprio in virtù del fatto che non esistessero alternative e che, soprattutto, queste somministrazioni portavano beneficio ai pazienti trattati.

Proprio sulla base di tali potenzialità al Governo, già a partire dal precedente (nella persona di Renato Balduzzi, che aveva prima bloccato le cure, poi concesse solo ad alcuni pazienti), è stato chiesto a gran voce di approvare un emendamento al cosiddetto decreto staminali (di Balduzzi appunto) in cui si vietavano le somministrazioni di cellule prodotte da Stamina, per mancanza di sperimentazione e approvazione. Un emendamento che non sia selettivo, ma che possa decretare l'accessibilità alla cura a chiunque sia ritenuto idoneo.

Ieri il Ministro della Sanità, la molto contestata Sig.ra Lorenzin (rammentiamo ai pochi che non lo sapessero che il Ministro Pdl non ha alcun titolo accademico e molto probabilmente alcuna competenza in materia), ha deciso di approvare tale emendamento, ma solo ed esclusivamente al fine di ottenere il nulla osta sulle cure di Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e Iss. I due isituti dovranno testare la sicurezza e conformità del metodo, a tutela dei pazienti, così come stabilito dalle linee guida del regolamento europeo 1394 del 2007.

L'emendamento, voluto unanimamente in commissione Affari sociali della Camera, potrebbe essere approvato già in questo venerdì. Non illudiamoci che questo dia automaticamente il via a sperimentazioni e rapide approvazioni (o meno), la procedura potrebbe impiegare degli anni per stabilire la sicurezza (o meno) del metodo Stamina.

E proprio a causa dei tempi dilatati che si è sollevata una protesta fuori Montecitorio, dove centinaia di familiari di malati si sono dati appuntamento per contestare duramente la Lorenzin. Una contestazione non troppo pacata, visto che la ministra è stato definita un'assassina. Tempi a parte, a fare imbestialire è l'alta probabilità che la sperimentazione possa essere "contaminata" da Federfarma e dalle lobby farmaceutiche, che potrebbero trarre vantaggio da una definitiva bocciatura del metodo. A preoccupare sono i soliti "inciuci" all'italiana, pare che il portavoce della Lorenzin sia l'ex portavoce di Sacconi, marito del direttore generale di Farmindustria, e che pure Brunetta ne sia stato consulente. Entrambi hanno già provveduto a minacciare di querelare Vannoni, uno dei due fondatori di Stamina.

Minacce ed urla a parte forse ha ragione Umberto Veronesi, che semplicemente rammenta l'importanza di verificare la non dannosita di una cura, allorquando questa venga adottata in ambito ospedaliero. Una prassi necessaria per evitare le innumerevoli denunce che depauperano la sanità stessa e garantire l'incolumità dei pazienti.

Detto questo però, ognuno è poi libero di curarsi come meglio crede. E se il suo credo sono le cure alternative, ben vengano se non nuocciono e possono dare benefici. Purtroppo però può accadere che le cure siano molto costose e non fruibili da tutti. Per questo la sperimentazione (per cui si investiranno ben 3 milioni i euro) è fondamentale; fondamentale però anche l'abbreviazione dei tempi necessari. Molti malati, come quelli affetti dalla terribile Sla, non hanno tempo da perdere.
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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