Il racconto vivace di storie di vita forense di un avvocato matrimonialista italiano con le crisi coniugali e familiari in tutte le loro declinazioni

"La guerra dei Rossi", storie di vita forense

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È stata la pandemia ad offrirgli il tempo e lo spunto per scrivere un nuovo libro. Si chiama "La guerra dei Rossi" l'ultimo lavoro di Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani (AMI), con le prefazioni di Maurizio de Giovanni e Valerio de Gioia e postfazione di Adriana Pannitteri.

Dopo i successi de " I perplessi Sposi", "Vi Dichiaro Divorziati" e "C'eravamo Tanto Armati", editi da DIARKOS (tutti in versione anche ebook), il nuovo volume che viene fuori è il racconto vivace di storie di vita forense di un avvocato matrimonialista italiano alle prese con le crisi coniugali e familiari in tutte le loro declinazioni. E proprio con l'avvocato Gassani ci addentriamo nella genesi e nei contenuti della nuova pubblicazione.

La pandemia ha portato anche cose buone…

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«Certamente considerato che l'ultimo libro, "La Guerra dei Rossi", l'ho scritto proprio durante la prima fase del covid 19 e l'ho terminato a fine agosto scorso. Fatica da un lato, ma salvezza dall'altro: perché ha tenuto occupata la mia mente in un momento allucinante per l'umanità in cui eravamo rinchiusi nelle nostre case. Raccontare e raccontarmi è sempre stato per me un fatto liberatorio. Per la verità scrivo molti testi tecnici, codici, manuali per varie case editrici, ma i miei racconti sono quelli che amo di più perché si tratta di testimonianze di vita vissuta nella mia bottega di avvocato. Sono libri per tutti, scritti in modo graffiante e veloce, ma senza tecnicismi fastidiosi. Ecco perché hanno riscosso un successo enorme del tutto inaspettato. Molte scuole li hanno adottati e questo mi ha riempito il cuore di gioia».

Come nasce il nuovo libro?

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«Avevo deciso di non scrivere altre storie e dedicarmi solo ai testi tecnici. Ma l'insorgere della pandemia ha risvegliato in me la voglia di continuare a raccontare le storie del mio confessionale o pronto soccorso giuridico come amo definire il mio studio legale. Ho raccontato storie accadute prima e durante il covid. Non solo crisi di coppia, ma anche di crisi tra genitori e figli. Penso che sia un libro davvero emozionante che racconta di storie drammatiche che ho incontrato nei miei studi di Milano e Roma.

E poi ho narrato ciò che ho vissuto durante il primo lockdown alle prese con tante violenze intrafamiliari. Ho dovuto reinventare il mio modo di essere e fare l'avvocato in questo maledetto periodo. Perché, voglio ribadirlo con forza e orgoglio, anche noi avvocati abbiamo fatto la nostra parte durante questa pandemia. Il mio telefono era bollente, e lo è ancora oggi, le chiamate di aiuto da parte di donne vittime di violenze domestiche erano e sono continue. La violenza in famiglia è aumentata a dismisura. I tribunali sono stati chiusi, ma noi avvocati abbiamo sempre lavorato. Mi sono visto costretto a incontrare le vittime davanti ai supermercati per non chiamarle a casa davanti ai loro carnefici. Lo racconto nel mio libro nei minimi particolari. Poi nel libro parlo di storie di madri e padri che non sono mai stati papà e mamme, di figli rifiutati, di violenze psicologiche, di disamore di tanti genitori, di omofobia familiare. Un libro amaro con storie di madri coraggio contro la droga, di padri materni, di figli reietti che sono stati orfani di genitori vivi. Insomma quasi trecento pagine di fatica in cui sottolineo con orgoglio anche del formidabile ruolo sociale degli avvocati».

Gli avvocati matrimonialisti si scontrano con storie familiari di violenza. Come si potrebbe intervenire?

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«Come presidente nazionale di un colosso come l'AMI, ho dedicato tempo e risorse negli ultimi dieci anni per contrastare la violenza domestica in tutte le sue declinazioni. La violenza è trasversale, ma la violenza di genere ha radici culturali. Non serve solo inasprire leggi o mettere in campo misure a costo zero, utili solo a fare propaganda politica durante le elezioni. È necessario cambiare la scuola, il linguaggio e abolire certi messaggi mediatici. Il maschilismo è ovunque. È questo quello di cui bisogna accorgersi. La donna viene ancora vista come un "oggetto di proprietà" da molti pseudomaschi. Se non si cambia cultura la violenza di genere non sarà mai debellata. Come ci ricordano le cronache ci sono anche alcune donne violente, e lo sono anche i figli. La violenza non ha confini e va comunque combattuta».

Ha mai pensato che i suoi libri potrebbero ispirare delle fiction televisive?

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«Assolutamente sì. Marco Spagnoli e Tiziana Lupi, due sceneggiatori che non hanno bisogno di presentazioni, stanno lavorando da un anno al progetto di una prima serie di otto puntate da 52 minuti traendo spunto dalle tante storie dei miei libri. Purtroppo il progetto ha subito uno stop a causa della pandemia ma io non mi arrendo mai. Sarà solo questione di tempo e la fiction diventerà realtà. Sarà bellissimo vedere in tv i protagonisti dei miei racconti».

Come farà, in tempi di covid 19, a promuovere il libro?

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«Di sicuro mi inventerò mille modi per farlo. Spero di farlo in presenza, intanto perché vorrebbe dire che il peggio della pandemia è alle spalle. In ogni caso ad aiutarmi ci sarà la rete. Oggi più che mai siamo tutti connessi. Io comunque ho sempre girato l'Italia in lungo e largo per presentare i miei libri. Non mi sono mai risparmiato. Ci ho messo sempre il cuore come in tutto nella mia vita. Puoi scrivere anche un best seller, ma se non difendi il tuo libro, diventa fatica sprecata».




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