All'esame definitivo della Camera il ddl di conversione del decreto legge 125/2020 che prevede una nuova procedura che potrebbe permettere a molte imprese di evitare il fallimento, percorrendo strade alternative

Imprese interessate

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Entro il prossimo 7 dicembre, la Camera dovrà pronunciarsi su un emendamento al decreto legge n. 125/2020 che ha già ottenuto l'ok del Senato e che, se guadagnerà il via libera definitivo, dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo a diverse imprese.

A essere interessate, in particolare, sono tutte le società a rischio fallimento in grado di provare che, con la liquidazione del loro patrimonio, non riuscirebbero comunque a pagare tutti i debiti previdenziali, contributivi ed erariali.

Decisione in mano al tribunale

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L'emendamento anticipa una delle novità del codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, introdotta dal decreto legislativo numero 147/2020, che, altrimenti, dovrebbe attendere quasi un anno per entrare in vigore.

In sostanza, alle predette imprese si dà la possibilità di ottenere l'esdebitazione dai debiti sopra citati, formulando una proposta di concordato preventivo o di accordo di ristrutturazione che risulti più favorevole rispetto alla liquidazione fallimentare, così ottenendo lo stralcio dei debiti attraverso la degradazione anche dei creditori pubblici al rango di chirografari.

Una possibilità già riconosciuta dall'articolo 160 della legge fallimentare, ma solo previo voto favorevole dei creditori (Agenzia delle Entrate, Inps, etc.). Con la riforma nelle mani della Camera, invece, la decisione sullo stralcio spetterebbe solo al tribunale, chiamato a confermare la maggiore convenienza, rispetto al fallimento, della proposta di concordato preventivo o dell'accordo di ristrutturazione dei debiti.

Proposte adeguatamente motivate

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Ovviamente, le proposte dovranno essere motivate adeguatamente, ovverosia in maniera oggettiva, ragionata e coerente e non sulla base di mere formulazioni astratte.

A tal fine, occorrerà dotarsi della relazione di un professionista indipendente, non in conflitto di interessi e in alcun modo interessato al risanamento, che attesti non solo la fattibilità del piano di concordato o la attuabilità dell'accordo di ristrutturazione, ma anche che i dati aziendali sono veri e che la proposta risulta effettivamente conveniente per il creditore.

Perché la riforma?

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La riforma si presenta come una risposta alla crisi scatenata dall'emergenza coronavirus, che sta mettendo a dura prova migliaia di imprese, sull'orlo del fallimento.

Ed è proprio per evitare questo epilogo, che è stato proposto l'emendamento: eliminando il requisito del preventivo pagamento integrale dei debiti fiscali e contributivi, l'accesso al concordato preventivo o all'accordo di ristrutturazione dei debiti dovrebbe divenire più semplice.

Valeria Zeppilli

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