Possiamo recarci dai nostri cavalli (o equidi) per garantire la movimentazione quotidiana? Come gestire il cavallo da compagnia nella fase di emergenza per il coronavirus
Avv. Claudia Taccani e Avv. Marianna Garrone - Con l'emergenza COVID-19, che ha portato nel giro di pochissimi giorni ad un necessario cambiamento radicale di vita, le nostre abitudini ed esigenze affettive sono state - necessariamente - compromesse. Così anche il rapporto con i nostri animali d'affezione tra cui, ovviamente, anche il cavallo.

Molte persone ci hanno contattato "nel panico" per capire "fin dove lo stato di necessità" tale da giustificare il nostro spostamento (sempre accompagnato da autocertificazione), possa essere considerato tale.

La comunicazione della FISE

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La FISE - Federazione Italiana Sport Equestri - sul proprio sito www.fise.it con comunicazione aperta ai tesserati, ha preso una posizione netta rispondendo alle frequenti domande "se sia possibile recarsi al maneggio per montare o muovere alla corda il cavallo".

La risposta è: "la normativa è volta a evitare gli spostamenti limitandoli a situazioni particolari o eccezionali (..)" e ancora, si legge, "Comprendiamo che in tanti vorrebbero stare con l'amato compagno cavallo, ma in questo momento ci sono priorità nazionali più importanti che impongono la sospensione dell'attività dei centri sportivi e ci inducono a suggerire di valutare la chiusura degli impianti e certamente di non consentire l'utilizzo delle parti comuni."

In sostanza, adeguandosi alla normativa d'emergenza in vigore, la FISE comunica alle proprie strutture affiliate, la necessità di evitare l'accesso se non, ovviamente, in presenza di situazioni di necessità indifferibili, anche queste preferibilmente certificate da un veterinario, garantendo ovviamente la movimentazione periodica del cavallo, nel rispetto del relativo benessere, per il tramite del personale interno al centro ippico.

Ma come funziona per tutte le altre realtà?

Assistenza cavallo da compagnia: come comportarsi

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Non tutti i maneggi sono affiliati alla FISE ed esistono diverse realtà organizzative.

Ovviamente non è possibile dare una risposta univoca e sicura, vista la situazione mutevole che caratterizza questo periodo storico.

Tuttavia, riteniamo che nel pieno rispetto delle disposizioni del DPCM per il contenimento del contagio e delle regole di condotta da adottare (distanza di almeno 1 metro, lavaggio frequente delle mani, utilizzo mascherina ecc.), i proprietari-possessori di cavalli custoditi in strutture prive di un'organizzazione idonea a garantire la movimentazione del cavallo necessaria a garantirne il benessere fisico e mentale, abbiamo il diritto di accedere alla struttura per provvedere esclusivamente a quanto necessario come, per esempio, girarlo alla corda, evitando ovviamente passeggiate esterne e attività di monta.

In tal senso, abbiamo chiesto al dott. Erik Franchi, veterinario esperto di grandi mammiferi, quali possano essere le esigenze minime di movimento di un equide stallato in box che non abbia a disposizione un paddock e ci ha risposto come sia necessaria almeno un'ora di movimento al giorno per assicurare un minimo di rispetto delle esigenze etologiche del cavallo.

Il consiglio pratico

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Per il gestore della struttura impartire un regolamento chiaro e inderogabile che garantisca il rispetto delle regole per prevenire il contagio come, per esempio, vietare accesso nella così detta clubhouse, impartire l'accesso al paddock ad un solo utente, limitare l'accesso al centro per un tempo limitato, ad ogni fruitore, al fine di evitare eccessi, imporre l'uso di dispositivi di protezione, ecc.

Per il proprietario-possessore del cavallo rispettare rigorosamente le regole della struttura, effettuare il necessario spostamento con il modulo di autocertificazione e, meglio ancora, corredato da dichiarazione del gestore della struttura che acconsente, nei limiti anzidetti, all'accesso per garantire esclusivamente l'attività di movimento dell'equide, e, eventualmente, dal certificato del medico veterinario che attesti le reali necessità di cura "non ordinaria" del cavallo.

E se la struttura (escluso il caso FISE suindicato) chiude le porte?

Riteniamo che a fronte dell'emergenza sanitaria, ogni gestore abbia la possibilità di decidere la chiusura della struttura, garantendo ovviamente le attività di cura e di ricovero dei cavalli - ivi compreso il movimento fisico -

In questo caso vanno distinte strutture dove il cavallo è a prato o munito di ampio paddock all'interno del quale può muoversi agevolmente, rispetto a quelle dove l'equide è in "box": in quest'ultima ipotesi chiaramente la garanzia di un'uscita quotidiana per garantirne movimento è essenziale.

In caso di inadempienze o omissioni, in assenza di comprovate giustificazioni e qualora dovesse verificarsi danno e/o malessere all'animale custodito, ben potrebbe sussistere responsabilità civile e penale in capo a quel responsabile della struttura che, pur non riuscendo a provvedere autonomamente al benessere psico-fisico di ogni cavallo affidato alle sue cure, nei confronti del quale rimane titolare di una posizione di garanzia, abbia impedito l'accesso al proprietario del cavallo, con il quale rimane comunque vincolato contrattualmente.

In conclusione, riteniamo in ogni caso opportuno richiamare ciascuno al proprio senso di responsabilità: occorre ridurre al minimo le interazioni sociali per evitare di infettare ed essere infettati.

È evidente che l'eventuale contagio del gestore del centro o del personale di scuderia, magari per l'incuria di qualcuno, potrebbe davvero esporre i cavalli ad un rischio non banale.

È il momento quindi di mettere in campo il coraggio, la logica e il rispetto, adottando misure di sicurezza a supporto del benessere dei cittadini, dei lavoratori e, anche, dei nostri cavalli.

Avv. Claudia Taccani

Responsabile Sportello Legale OIPA Italia

www.oipa.org

Avv. Marianna Garrone

Presidente dell'associazione "Cavalli&Diritto"

Titolare dello studio legale "Diritto Equestre"

www.dirittoequestre.it


Foto: 123rf.com
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