Come comportarsi quando il provvedimento amministrativo si basa sulla presunta qualità di indagato della persona, ritenuta idonea ad incidere sull'affidabilità
Avv. Francesco Pandolfi - Come muoversi nel caso in cui la Prefettura disponga il divieto di detenzione armi a carico di una persona presumibilmente indagata?

Genesi del d.d.a.

Se l'Autorità amministrativa arriva a tanto, evidentemente è perché ritiene che il procedimento penale dove risulta direttamente o indirettamente coinvolto l'interessato riguarda reati gravi, come tali idonei ad incidere sull'affidabilità del soggetto circa l'uso lecito delle armi.
Oppure anche perché, a suo giudizio, l'insieme delle risultanze istruttorie denota una situazione personale e di relazioni sociali che non offrono garanzia di affidabilità al buon uso di armi.

Queste ragioni, qui esposte in sintesi e relative ad un caso affrontato e favorevolmente risolto dal Tar Reggio Calabria con la sentenza n. 495/2019, per la verità sono abbastanza ricorrenti nei numerosi provvedimenti prefettizi di divieto che, di anno in anno, vengono emessi dall'Amministrazione nel nostro Paese.

Cosa fare

Ma allora, in concreto, cosa può fare il destinatario del divieto?

La prima cosa che può fare è esaminare il provvedimento prefettizio per capire se è realmente motivato, oppure non lo è.

In altri termini: l'interessato si deve chiedere se il potere della Prefettura sia stato esercitato correttamente.
Si tratta di un potere discrezionale, è vero, come tale molto ampio: tuttavia è pur sempre un potere da esercitare nel rispetto di una regola basilare: la spiegazione chiara delle ragioni del divieto.

Quindi, nel caso in cui l'analisi del d.d.a. porti alla conclusione che questo non da atto degli elementi dai quali desumere l'inaffidabilità, allora è consigliabile la presentazione del ricorso nel termine di legge.

In pratica

Laddove la presunta qualità di indagato non trovi riscontro negli atti, o non si sa bene quale sia il reato di cui si parla e che dovrebbe teoricamente far scattare l'allarme per l'affidabilità, sarà bene rivolgersi alla Magistratura amministrativa con la guida di un legale che tratti abitualmente la materia.

Con il ricorso bisognerà chiedere:
1) l'annullamento del divieto irrogato, in quanto carente nell'istruttoria e nella motivazione finale;
2) la condanna alle spese del Ministero dell'Interno e Prefettura.



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Si occupa principalmente di Diritto Militare in ambito amministrativo, penale, civile e disciplinare ed и autore di numerose pubblicazioni in materia.
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