Secondo l'avvocato Signorini che si batte da sempre per la baby web reputation, la denuncia di Codacons aggiunge un ulteriore tassello alla vicenda e si mette dalla parte dei bambini

di Gabriella Lax - Hanno fatto scuola le inibitorie relative alla baby web reputation, emanate ad personam dalla sezione famiglia del Tribunale di Mantova contro i genitori pubblicanti, divenute poi, per giurisprudenza consolidata del medesimo Tribunale, esplicito divieto erga omnes e quindi a tutela di tutti i bambini. L'ultimo esempio è stato quello di Codacons: l'associazione si è detta indignata per la pubblicazione sulle pagine Instagram e Facebook di foto di minori figli di personaggi famosi in totale spregio della normativa vigente.

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A proposito del divieto mantovano, coronamento della battaglia dell'avvocato Camilla Signorini che da anni dentro e fuori le aule di giustizia si batte per proteggere la vita privata dei minori da indebite interferenze, abbiamo intervistato il legale virgiliano proprio sulla presa di posizione di Codacons.

Codacons rilancia le motivazioni del tribunale di Mantova per le quali si era battuta?

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«Codacons aggiunge un ulteriore tassello a tutta questa vicenda e si mette dalla parte dei bambini. Un fatto molto importante perché l'associazione dei consumatori si indigna e ravvisa una condotta illecita dei genitori che pubblicano le foto dei minori sui social. Codacons, nella propria denuncia alla Procura, elenca le norme che un genitore vìola quando pubblica sui social il figlio minore: sembra di leggere le motivazioni dei Giudici mantovani a supporto delle inibitorie che io anni fa ho ottenuto per prima.

Viene elencata la violazione dell'articolo 10 del codice civile, la violazione delle norme a tutela della privacy del decreto legislativo del 2013, la convenzione di New York sui diritti del fanciullo e viene evidenziato il fatto che con questa pratica si interferisce arbitrariamente nella vita privata del minore».

In questi mesi ha affrontato altre situazioni che riguardano l'inibitoria?

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«Sì, e debbo rilevare che le condotte dei social genitori sono sempre più gravi fino a mettere addirittura a repentaglio la vita dei bambini. Ultimamente è venuto alla mia attenzione un caso che riguarda selfie dei genitori mentre sono alla guida con passeggero il figlio. Come tutti sappiamo recentemente un bambino è morto trasportato in macchina dal padre mentre questi si filmava alla guida, ed è di ieri la notizia che anche il secondo figlio, secondo passeggero, è deceduto. Video ed immagini del genere sono molto popolari perché circolano impuniti su Instagram e i genitori stupidamente imitano questa pratica».

Una sorta di emulazione da parte delle persone che vip non sono…

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«La causa è la proposta continua di questi bambini che fungono da sponsor della vita di questi genitori famosi, che lavorano e fanno marketing attraverso l'esposizione mediatica dei figli sui social. La mamma di oggi diventa influencer sfruttando il figlio che le porta successo, visibilità, like e prodotti omaggio dalle aziende. Volevo aggiungere che Codacons nella sua lettera a Facebook fa esplicito riferimento alla "baby web reputation": dice che i bambini, una volta cresciuti, si troveranno dotati di un fardello di contenuti digitali impropriamente pubblicati dai genitori nel corso degli anni e potrebbero non riconoscersi in questa reputazione digitale che gli viene affibbiata. I bambini sono il nuovo business trattati alla stregua di oggetti da mercanteggiare e, come sostiene il tribunale di Mantova, gli hashtag utilizzati dalle mamme sotto alle foto dei minori favoriscono la circolazione del bambino tra il pubblico degli interessati, cioè i pedofili della rete».

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Foto: 123rf.com
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