Il mancato rinvio a giudizio della Rackete è errato, la vedetta della GdF è una nave da guerra. Queste le convinzioni degli esperti. Intanto Salvini promette modifica decreto sicurezza-bis. Facciamo chiarezza sul caso Sea Watch

di Annamaria Villafrate - Il caso Sea Watch continua a far parlare. Gli esperti dicono che l'ordinanza del Gip di Agrigento (sotto allegata) che non ha convalidato l'arresto della capitana Carola Rackete, che in queste ore ha querelato il vicepremier e ministro dell'interno Matteo Salvini per istigazione a delinquere e diffamazione, è errata. La vedetta della Guardia di Finanza che ha dato l'ordine è una nave da guerra, per cui la comandante della Sea Watch ha commesso reato. Salvini intanto cerca di prevenire altri casi Sea Watch attraverso la modifica dell'art. 2 del decreto sicurezza bis. Anche alle Ong italiane deve essere impedito di andare a soccorrere i profughi nelle zone estere.

Facciamo il punto:


Caso Sea Watch: com'è iniziato?

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Il 12 giugno 2019 la Sea Watch 3 battente bandiera olandese avvista un'imbarcazione e soccorre 53 profughi nella zona SAR libica, informando le autorità libiche. In tarda serata viene indicato come Pos il porto di Tripoli. Il giorno seguente il comandante della Sea Watch, ritenendo il porto assegnato non sicuro per lo sbarco, cambia rotta.

Le autorità italiane comunicano che non possono qualificarsi come porto sicuro, ma il comandante, ignorando le indicazioni, si avvicina alle coste dell'isola di Lampedusa. Il 14 giugno viene pubblicato sulla Gu il decreto sicurezza bis e il 15 giugno viene formalizzato il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane.

Nei giorni successivi continuano gli scambi di comunicazioni tra la Sea Watch e le autorità Italiane, fino ad arrivare al 29 giugno, giorno in cui la Sea Watch, ignorando gli ordini della vedetta della Guardia di Finanza, entra nel porto di Lampedusa.

Il caso giudiziario del comandante Rackete

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Il caso che vede protagonista la comandante Carola Rackete ha infatti inizio nel momento in cui, con la motonave Sea Watch 3, oppone resistenza e commette violenza contro la nave da guerra Vedetta V. 808" della Guardia di Finanza.

Accade infatti che, nonostante i reiterati ordini della Guardia di Finanza di fermare la motonave, Carola Rackete, ignorando i segnali di alt, intraprende le manovre per entrare nel porto di Lampedusa, si dirige in direzione della banchina, andando a urtare la vedetta della Guardia di Finanza.

Queste le accuse mosse all'indagata:

  • violazione dell'art. 1100 del codice della navigazione per atto di resistenza e violenza contro la nave da guerra della Guardia di Finanza;
  • commissione del delitto di cui all'art. 337 c.p perché in qualità di comandante con violenza si è opposta agli ordini dei pubblici ufficiali a bordo della vedetta della Guardia di Finanza.

Critiche all'ordinanza del Gip: la vedetta della GdF è una nave da guerra

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Il Tribunale di Agrigento, nella persona del GIP Dottoressa Alessandra Vella, non convalida l'arresto e respinge la richiesta di applicazione della misura cautelare. Con l'ordinanza del 2 luglio (sotto allegata) esclude la commissione dei reati contestati a Carola Rackete, in ogni caso scriminati dall'adempimento di un dovere previsto dall'art 51 c.p, poiché l'attività di salvataggio in mare dei naufraghi è stata posta in essere nel rispetto delle norme internazionali e interne richiamate in motivazione.

Conclusioni che il Ministro Salvini respinge con forza, così come uno dei finanzieri intervistati da Androkos dopo i fatti, che dichiara amareggiato: "Il mondo al contrario. Chi viola la legge diventa un'eroina e chi ha difeso la patria tra un po' passa per delinquente. Sono molto amareggiato. Questo provvedimento è davvero ingiusto ma soprattutto contiene molte inesattezze. A partire dalla definizione di nave da guerra. Lo sanno pure i bambini che l'imbarcazione della Guardia di Finanza è una nave da guerra perché issa il vessillo e ha i colori della Marina militare come nave da guerra".

Le polemiche sorte all'indomani dell'ordinanza ruotano infatti principalmente attorno al concetto di nave da guerra della vedetta della Guardia di Finanza. Qualifica confermata dall'Avvocato Stefano Manfreda del Foro di Reggio Emilia, che dopo un attento esame della sentenza della Corte Costituzionale richiamata dal Gip nell'ordinanza, dell'art 200 del Codice della navigazione e della giurisprudenza in materi, chiarisce appunto che le navi della Gdf sono a tutti gli effetti navi da Guerra.

Dei profughi deve farsi carico lo stato di bandiera

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L'altra questione, da anni controversa in materia, è quella che riguarda i profughi. Sul caso della Sea Watch chiarisce la questione il professore di diritto internazionale Augusto Sinagra, il quale, citando il regolamento di Dublino, spiega che, in virtù di questa normativa, dei profughi deve farsi carico lo Stato con cui il profugo viene prima in contatto. Perché quindi se i profughi sono stati aiutati e soccorsi da una nave con bandiera olandese, devono essere poi accolti in Italia?

Ordinanza del Gip errata

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Ancora più forti le affermazioni dell'ex magistrato Bruno Tinti, che a Italia Oggi spiega: "Nel territorio dello Stato si applicano le leggi ordinarie dello Stato. Se il giudice ritiene che una di queste leggi, rilevante nel caso che deve risolvere, sia in contrasto con la Costituzione, deve sospendere il procedimento e sollevare eccezione di incostituzionalità." Ora, se il Gip ritiene che le direttive ministeriali in materia di porti chiusi non possono prevalere sulle norme di diritto internazionale, ma, prosegue Tinti, se il dovere di dare soccorso ai profughi "discenderebbe da norme internazionali che però sono in contrasto con una legge dello Stato (…) solo ove quest'ultima fosse dichiarata incostituzionale, potrebbe ritenersene obbligatoria l'osservanza. Fino ad allora, violare la legge italiana non è un dovere ma un reato".

Salvini: decreto sicurezza-bis da modificare

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Il Ministro degli Interni però non desiste e affina le armi a sua disposizione per evitare che in futuro si possa verificare un nuovo Sea Watch. Ai suoi collaboratori ha chiesto di intervenire sul decreto sicurezza bis per ridurre ancora di più le maglie dell'accoglienza, fino a comprimere le operazioni messe in campo dalle Ong italiane. Da modificare infatti è l'art. 2, nel quale devono introdursi sanzioni anche per le navi che battono bandiera italiana, così da poterle confiscare nel momento in cui fanno più di tre approdi, dopo aver soccorso e preso a bordo i migranti all'interno delle zone estere di ricerca e salvataggio.

Scarica pdf Tribunale Agrigento ordinanza GIP 2 luglio 2019

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