Schiaffi ai figli? Non hanno mai un 'fine educativo' se creano 'una sensazione dolorosa' ai bambini che li ricevono dai genitori. E, soprattutto, sancisce la Corte di Cassazione, in questi casi il giudice, per valutare se condannare o assolvere il genitore che ha sferrato un ceffone, deve ascoltare il bambino 'vittima' dello schiaffo per sapere se abbia o meno provato dolore. In base a queste considerazioni la V Sezione penale della Cassazione ha accolto, per i soli effetti civili, il ricorso presentato dalla mamma di un bambino di Monselice (Padova), Giosue B. che aveva appunto ricevuto un ceffone dal padre Romano B. di 64 anni. L'uomo, denunciato dalla ex moglie affidataria del bambino, era stato assolto dalla imputazione di lesioni ai danni del figlio con la formula 'per non aver commesso il fatto' dal giudice di pace
di Monselice nel febbraio del 2005. Secondo il giudice di pace l'uomo andava assolto per avere agito 'con il solo fine educativo'. A riprova di questa convinzione il giudice, ascoltando alcune testimonianze che avevano riferito di come il ceffone fosse stato inferto al figlio senza violenza, aveva tratto da solo la convinzione che il bambino non avesse provato alcuna 'sensazione dolorosa'. Ritenendo dunque che per non ledere la 'serenita'' del ragazzino non ci fosse nemmeno bisogno di ascoltarlo in giudizio.

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