Guida all'insieme dei principi e delle regole che caratterizzano un ordinamento statale. Quali sono le forme di Stato e le diverse classificazioni

Guida diritto costituzionale

di Luca Passarini - Per forma di stato si deve intendersi l'insieme dei principi e delle regole che caratterizzano un ordinamento statale, disciplinando: a) la titolarità del potere, b) i rapporti tra autorità e popolo cioè stato apparato e stato comunità, c) finalità e valori perseguiti dall'ordinamento statale.

Forme di Stato: definizione

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Lo Stato è, come si è già avuto modo di sottolineare, la più evoluta forma di organizzazione politica in un determinato contesto storico, che attiene in questo senso al complesso di relazioni che intercorre tra i tre elementi costitutivi dello stato, nonché alle finalità complessive perseguite nella loro azione dagli organi costituzionali.

Le forme di stato sono, in altre parole, i diversi modi in cui si possono vedere in relazione i tre elementi costitutivi dello Stato.

Le forme di stato possono essere classificabili secondo vari criteri. Vediamo le più importanti:

Forme di Stato: prima classificazione in base alla rappresentatività

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Dal punto di vista storico, la distinzione classica era tra monarchia e repubblica. La vera differenza risiede nella titolarità ultima della sovranità incarnata unitariamente nella persona del re nei sistemi monarchici, o in capo al popolo in quelli repubblicani. Si tratta di una distinzione però oggi largamente superata, dato che la maggioranza delle monarchie tuttora esistenti riconoscono in modo esplicito e pieno i principi di divisione dei poteri.

Tuttora valida ed attuale è invece la distinzione tra forma di stato democratica, autoritaria o totalitaria. Nella specifica disamina delle forme di stato secondo la rappresentatività occorre concentrarsi su:

Stato democratico

La democrazia, è un sistema etico-filosofico fondato su determinati valori, ma che deve avere delle caratteristiche minime necessarie. Queste caratteristiche sono l'esistenza di limiti formalmente definiti e garantiti all'esercizio del potere politico; una divisione dei poteri basata su istituzioni di indirizzo politico e normativo; l'effettivo riconoscimento e la piena garanzia di diritti fondamentali in campo civile, politico e sociale dei quali sono titolari tutti i cittadini; articolazione pluralistica della società; esistenza di istituzioni rappresentative dal punto di vista politico. Si tratta di cinque caratteristiche tutte assolutamente necessarie, dato che se manca anche solo una di esse, produrrebbe enormi alterazioni alla natura della stessa forma di stato.

Stato autoritario

Lo Stato autoritario è invece caratterizzato da un basso pluralismo politico, da una compressione più o meno forte della sfera dei diritti civili, politici e sociali, da un autonomia molto limitata dei diversi organi e istituzioni. Sotto questa categoria ricadono i diversi tipi di regime politico, dalle monarchie tradizionali ai sistemi burocratico od oligarchici.

Stato totalitario o dittatura

Infine lo Stato o regime totalitario o dittatoriale è una forma di stato radicalmente diversa dalle democrazie, sia dai vari tipi di stati autoritari. Il totalitarismo si caratterizza per una invasione costante e capillare in tutti gli ambiti della vita dell'individuo, plasmando e controllando non solo la sfera politica, ma anche ogni aspetto del vivere sociale, economico e culturale. L'obbiettivo del totalitarismo è la creazione di un "uomo nuovo" totalmente coerente con la volontà dello stato. Il culto della personalità del leader e un sistema partitico unico completano il quadro delle caratteristiche di base del totalitarismo.


Vedi anche la guida La dittatura

Forme di Stato: seconda classificazione in base all'evoluzione storica

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Una seconda classificazione delle forme di Stato può essere operata in base all'evoluzione storica, di tipo diacronico. Abbiamo quindi:

Stato feudale

Non c'è ancora la struttura dello stato nazionale, vigono rapporti più privatistici che pubblici. Una serie di accordi individuali fra persone che consentono così di estendere il controllo del feudatario più forte su un territorio/villaggio… Si assiste a uno scambio tra sicurezza e difesa tra vassalli maggiori e minori. Non si può individuare un interesse generale dello Stato, ma tante società particolari e tanti interessi localizzati nel feudo.

Stato assoluto

Nasce tra il XIV e il XV sec. quando dei soggetti feudali impongono la propria autorità assoluta su un territorio ora statale, si assiste in questo modo a una stabilizzazione dell'autorità statale (posizione e autorità) nelle forme del diritto pubblico. Anche se la legittimazione del sovrano è in questo periodo spesso di carattere divino, si può individuare nel bene dei sudditi e nella difesa del popolo il fine esplicitato dello stato assoluto, che si persegue allora con la concentrazione del potere nelle mani di un unico soggetto. I poteri dello stato sono concentrati nelle mani di un unico soggetto, il sovrano, che si presenta legibus solutus (da qui appunto il termine di assolutismo) e che esercita direttamente sia la funzione esecutiva, sia la funzione legislativa, e demanda la funzione amministrativa e quella giurisdizionale ad appositi organi centrali e periferici che operano in suo nome. Un sistema che è però destinato a incrinarsi con l'avvento delle rivoluzioni.

Stato di polizia

E' una prima evoluzione del tipico Stato assoluto, volto alla soddisfazione degli interessi dei sudditi e alla promozione del loro benessere, sebbene la determinazione di questi interessi continui ad essere operata dall'alto e riguardi solo interessi di tipo patrimoniale. Nell'accezione comune il termine viene spesso usato impropriamente come sinonimo di stato autoritario, ma non è mai da confondere.

Stato liberale

Lo Stato liberale consiste nella forma di Stato che si pone come obiettivo la tutela delle libertà inviolabili dei cittadini, assicurata dalla legge. Queste forme di stato sono generalmente dotate di una Carta costituzionale, la quale enuclea i primi diritti fondamentali e contestualmente sottopone la sovranità a dei primi limiti. Si suole anche definire come Stato di diritto (dal tedesco ,,Rechtstaat") che si contrappone semanticamente e concettualmente allo Stato autoritario. La sua affermazione è databile tra il XVIII e il XIX sec. La sua nascita viene considerata a partire da quelle grandi rivoluzioni, che hanno portato riconoscimenti delle prime libertà negative. Lo stato liberale non è ancora uno stato pluralista e democratico, i governanti sono ancora espressione delle classi sociali più abbienti. È una forma che si concentra solo su un carattere di eguaglianza formale, ma non ancora sostanziale. Certamente si assiste all'introduzione e al rispetto del principio di legalità, quale corollario del principio di separazione dei poteri. Alla mancanza di azioni positive e di tutele nei confronti delle classi più svantaggiate si sarebbe rimediato con l'introduzione dei principi del Welfare state e la creazione degli Stati democratici.

Stato democratico sociale

Lo Stato democratico sociale rappresenta la forma successiva e migliorativa dello Stato liberale. Questa forma di stato è capace di affermarsi grazie a un'estensione progressiva del suffragio, con la conseguente conquista politica di una classe sociale originariamente esclusa dal progetto della costituzione liberale. Non è un caso che, in seguito all'emersione di questa nuova classe sociale, si assista quasi in tutti gli stati alla modificazione delle costituzioni liberali nella parte relativa ai principi, ai diritti e alle garanzie costituzionali, quale strumento di protezione delle nuove costituzioni. Lo stato si fa carico della garanzia di un benessere minimo dei ceti sociali meno abbienti, è uno stato che interviene nel controllo dell'economia, e interviene non mediante la pianificazione (come poteva essere per i regimi autocratici) ma garantendo l'erogazione di certi servizi e diritti "sociali". Sono diritti questi presenti in tutte le costituzioni democratico-sociali, che rappresentano un costo effettivo per lo stato (lavoro, assistenza e previdenza sociale, istruzione, salute…) Un costo che in alcuni casi si è fatto talmente impegnativo da comportare l'indebitamento massiccio degli stati per far fronte a livelli di stato assistenziale in molti casi non sopportabili. Tant'è che questo sistema rallenta tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, comportando l'attuale contrazione dello stato sociale per impossibilità economica di far fronte a tutte le esigenze sociali.

Forme di Stato: terza classificazione, in base all'articolazione del potere politico

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In base all'articolazione del potere politico la forma di Stato si può classificare in:

Stato federale

Lo Stato federale è la realizzazione del principio del federalismo. Gli stati federali presentano una collaborazione non gerarchica, basata sulla separazione delle funzioni politiche e amministrative e il riconoscimento di autonomia non valicabile oltre le proprie sfere di dominio.

Il modello federale differisce ampiamente da quello confederale, col quale si intendono ordinamenti territoriali politici retti dal diritto internazionale che raggruppano numerosi ordinamenti statali in sé indipendenti e sovrani. Per chiarire la confederazione è basata su un trattato che ne disciplina le finalità e ne predetermina le funzioni, tutti gli stati componenti mantengono la propria sovranità e sono considerati tra loro pariordinati (unione paritaria); la confederazione può dotata di propri organi (collegiali o specialistici); dal trattato istitutivo non derivano vincoli immediati per i cittadini degli stati partecipanti. Mentre per quanto riguarda il modello federale è utile rilevare come lo stesso sia espressione del costituzionalismo di derivazione liberale, che ha fatto proprio il principio di separazione dei poteri. Caratteristiche strutturali del federalismo sono allora la presenza di parlamenti federali necessariamente bicamerali: una camera di rappresentanza nazionale (camera alta) e una degli interessi dei singoli stati federati (camera bassa); una equiordinazione di base degli stati federati (nonostante le differenze demografiche o di estensione territoriale), l'attribuzione agli stati federati di un numero di rappresentanti proporzionale alla popolazione . In questo modello è paradigmatico il federalismo USA, essendo il primo stato organizzato con sistema federale già dalla costituzione del 1787.

Stato unitario

Stato governato come singola entità, in cui il governo centrale è supremo ed assegna ad ogni suddivisione amministrativa soltanto alcuni poteri che possono esercitare. Il potere viene attributo al solo Stato centrale. Si ha l'attribuzione di determinati poteri a organi statali che li esercitano entro i limiti stabiliti nell'ambito di una relazione gerarchica con gli organi centrali. Inoltre negli Stati unitari le suddivisioni amministrative possono essere create, modificate e soppresse dal legislatore ordinario in qualsiasi momento, così come le funzioni loro riservate possono essere ampliate o ristrette per legge.

Stato regionale

E' una realtà istituzionale più recente. Per poter far riferimento ad uno stato regionale, è necessario che le regioni, quali unità territoriali, siano tutelate a livello costituzionale, siano ad esse riconosciute funzioni non solo amministrative, ma anche di indirizzo politico, con la titolarità legislativa in un nucleo costituzionalmente riconosciuto. Inoltre, le regioni pur non avendo potestà costituzionale, sono titolari di autonomia statuaria per quanto concerne la forma di governo.

Dal punto di vista storico, gli stati federali sono il prodotto di un processo aggregativo, mentre gli stati regionali sono conseguenza di una scelta del governo centrale in favore di un riconoscimento di sfere di autonomia politica e amministrativa. Lo stato federale ha origine per aggregazione, mentre lo stato regionale grazie al decentramento. In entrambi i modelli qui proposti è istituito un organo giurisdizionale che a livello centrale ha il compito di risolvere i conflitti fra le entità autonome e lo stato centrale. Esempi di stati regionali sono l'Italia e lo stato autonomico in Spagna, dove la costituzione spagnola presenta un disegno in materia di decentramento piuttosto flessibile, lasciando l'iniziativa di costituire le Comunità autonome dal "basso"; o ancora il caso della devolution of powers nel Regno Unito (dove il processo di regionalizzazione è stato un fallimento e per questo sospeso).

Leggi anche la guida Le forme di governo

Bibliografia:
L. Mezzetti, Manuale breve di diritto costituzionale, Giuffrè editore

G. De Vergottini, Diritto costituzionale comparato, Cedam

A. Barbera, C. Fusaro, Corso di diritto costituzionale, il Mulino


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