
di Gabriella Lax - Solo due avvocati su dieci considerano l'andamento della propria attività "buono" o "molto buono". Questo è uno dei dati il dato emersi dal "Rapporto 2018 sulle libere professioni", realizzato dall'Osservatorio delle libere professioni.
Avvocati, l'orgoglio di una professione che piace ma che non è abbastanza remunerativa
Nel caso degli avvocati, non diversamente da quanto accade agli altri liberi professionisti, se da un lato molti si dichiarano soddisfatti della propria attività lavorativa (l'orgoglio di appartenenza raggiunge il 93% degli intervistati), dall'altro, le cose cambiano se si guarda al guadagno.
Da qui la riflessione (riportata nel commentare i dati sul sito dell'Associazione nazionale forense) sul fatto che la libera professione in Italia sia tutt'altro che "privilegiata". Tra gli avvocati solo due su dieci (ossia il 21,6%) considerano l'andamento della propria attività "buono" o "molto buono", mentre per la maggior parte (45,8%) è "sufficiente" o "discreto; c'è poi il restante 32,5% che lo ritiene "insufficiente" (dunque uno su tre).Secondo la ulteriore sintesi riportata da Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni intanto va riconosciuta la «fuoriuscita dalla crisi che aveva attanagliato i liberi professionisti tra il 2008 e il 2013 - afferma - I segnali di una solida ripresa provengono dal numero dei liberi professionisti in attività, circa 1,4 milioni, e dei datori di lavoro, stimati in oltre 200mila nelle varie forme societarie adottate, come pure dal numero dei dipendenti, circa 900mila, senza dimenticare la conferma di almeno quattro anni di redditi mediamente in crescita». Nel nostro Paese ci sono ben 200mila avvocati e procuratori legali, che rappresentano la categoria professionale di gran lunga più numerosa.