Vediamo cos'è il modello Riace basato sull'accoglienza e sull'integrazione sociale e lavorativa per ripopolare i paesi abbandonati dagli abitanti in cerca di fortuna

di Annamaria Villafrate - Noto per il ritrovamento dei famosi Bronzi, Riace, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria, è stato spesso sotto le luci dei riflettori per il "modello" di accoglienza sperimentato nei confronti dei migranti. Portato alla ribalta dalla cronaca di questi giorni, dopo l'arresto del sindaco, Mimmo Lucano, per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, il modello Riace è stato spesso portato come esempio positivo nelle politiche migratorie.

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Vediamo dunque in breve com'è nato e in che cosa consiste:

Cos'è il Modello Riace

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Il comune calabrese di Riace, non è famoso solo per il ritrovamento dei famosissimi bronzi nel 1972 a circa duecento metri dalle sue coste, ma anche per il suo modello di accoglienza sperimentato nei confronti dei migranti. Nato da un'idea del Sindaco Domenico Lucano, dal 2004, questo modello ha permesso, da un lato, di ripopolare il centro storico del comune, ormai deserto, e dall'altra, di dare ospitalità a migliaia di persone provenienti da diversi paesi del mondo.

Modello Riace: quando e come nasce

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I germi del modello Riace risalgono a vent'anni fa, quando nel 1998 duecento profughi curdi sbarcano sulle coste del comune calabrese. Per sopperire all'emergenza abitativa, l'associazione Città Futura, dedicata a Don Giuseppe Puglisi e finanziata dal Ministero dell'Interno, decide di assegnare le case abbandonate ai migranti appena arrivati. Lentamente il paese torna a vivere e la comunità locale, costituita prevalentemente da anziani, sperimenta la convivenza con persone con usi, costumi e religioni diverse.

Modello Riace: parola d'ordine "integrazione"

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Negli anni il meccanismo di inclusione e integrazione si affina anche grazie all'attività di settanta mediatori culturali del Comune e ai corsi di italiano organizzati per favorire la difficile comunicazione tra riacesi e stranieri. Nel tempo Riace ospita anche richiedenti asilo irregolari, che da anni fanno parte del tessuto sociale del comune. In questo modo si riescono a sostenere i servizi essenziali, come la scuola e il comune. Vengono realizzati laboratori artigianali di tessuti, vetro, ceramiche e piccole attività commerciali come bar e panetterie. Il comune riesce anche a effettuare la raccolta differenziata, grazie a un servizio porta a porta svolto dai migranti, che caricano i materiali di recupero su carretti di legno trainati da asini.

La moneta "riacese"

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Il modello si caratterizza anche per la coesistenza, accanto all'euro, di una moneta circolante solo nel comune e utilizzabile solo all'interno dei negozi di Riace, in cui i migranti possono acquistare abiti, beni alimentari e ricariche telefoniche.

I limiti del modello Riace

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Un sistema apparentemente perfetto e funzionante, di cui un servizio del programma Reporter di Raitre intitolato "Riace, modello di accoglienza dei rifugiati che resiste alla crisi" mette in evidenza, accanto alle opportunità, anche i limiti.

La crisi economica infatti si è fatta sentire anche nel piccolo comune calabrese. Dal servizio emerge infatti che non tutti i migranti sono soddisfatti di vivere in questo comune. La mancanza di opportunità lavorative, che hanno costretto in passato i riacesi a emigrare, sembrerebbe produrre lo stesso effetto su moltissimi migranti, desiderosi di trasferirsi altrove.


Foto: www.wikipedia.org autore Marcuscalabresus
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