Gli Stati aderenti alla Convenzione devono proteggere l'integrità fisica dei pazienti e garantire la loro adeguata tutela giudiziaria

di Valeria Zeppilli - Con la sentenza del 27 marzo 2018 qui sotto allegata, che ha chiuso il caso Ibrahim Keskin c. Turchia, la Cedu si è confrontata con la tematica della responsabilità medica, stabilendo, in sostanza, che la disabilità che consegue ad errori dei sanitari rappresenta una violazione dell'articolo 8 della Cedu, in quanto si estrinseca in una mancata tutela della vita della vittima.

Gli obblighi per gli Stati

Più precisamente la Cedu ha ricordato che, nonostante la Convenzione o i suoi protocolli non tutelino espressamente il diritto alla salute, le parti contraenti sono comunque tenute a stabilire delle regole che impongano agli ospedali pubblici e privati di adottare delle misure idonee a proteggere l'integrità fisica dei pazienti.

Inoltre dall'articolo 8 della Cedu discende anche un obbligo di predisporre delle procedure giudiziarie idonee a garantire alle vittime di responsabilità medica un adeguato risarcimento.

Insomma, gli Stati che aderiscono alla convenzione devono adottare tutte le misure necessarie a proteggere la vita e l'integrità fisica delle persone e la loro tutela giurisdizionale sotto tale aspetto.

La tutela giurisdizionale

Per quanto riguarda in particolare la tutela giurisdizionale, la Corte ha precisato che in caso di decesso o lesioni che possono essere connesse con ipotesi di responsabilità medica, il sistema giudiziario chiamato a confrontarsi con tali vicende deve essere efficace e indipendente e i meccanismi di protezione previsti dalla legislazione nazionale non devono esistere solo in teoria ma devono soprattutto funzionare efficacemente nella pratica.

Cedu testo sentenza 27 marzo 2018
Valeria Zeppilli

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