La Cassazione respinge il ricorso del professionista stante il suo inadempimento colpevole, non avendo consigliato all'assistita in tempo utile il rimedio impugnatorio

di Lucia Izzo - L'avvocato dovrà risarcire il cliente dei danni sofferti per non aver lui presentato in Cassazione un ricorso che, probabilmente, avrebbe portato a un esito vittorioso per l'assistito.


È quanto si desume dall'ordinanza n. 6859/2018 (qui sotto allegata) con cui si è pronunciata la terza sezione civile della Corte sul ricorso di un avvocato, condannato dal Tribunale a risarcire la cliente.

La vicenda

Al professionista si contestava di non aver fornito la dovuta attività di consulenza, e, specificamente, non avere consigliato in tempo utile alla cliente l'unico rimedio esperibile contro una sentenza emessa dalla CTR Lombardia nel giudizio che l'aveva vista coinvolta, ovverosia la proposizione di ricorso per Cassazione avverso il predetto provvedimento.


Al riguardo, il Tribunale aveva precisato come l'avvocato avesse avvertito la cliente della possibilità di ricorrere in Cassazione solo quando era ormai spirato il termine di impugnazione: di conseguenza, il giudice aveva ritenuto provato l'inadempimento colpevole del professionista e, sulla base dei documenti presentati dalla cliente nel giudizio tributario, aveva affermato che, ove fosse stato proposto tempestivo ricorso per Cassazione, le ragioni dell'assistita avrebbero trovato accoglimento. Valutazione confermata dalla Corte d'Appello.

Risarcisce il cliente l'avvocato che non propone tempestivamente ricorso in Cassazione

In Cassazione, l'avvocato ritiene che i giudici a quo abbiano errato e violato l'art. 2697 c.c. ritenendo l'astratta eventualità dell'accoglimento del ricorso in Cassazione equipollente alla dimostrazione in concreto dell'accoglimento, e, dall'altro, abbiano reso nulla la sentenza ponendo alla sua base le proprie argomentazioni che hanno supplito alle lacune difensive.


Gli Ermellini chiariscono come, invece, il Tribunale, in coerenza con quanto richiesto dalla parte e in linea con i principi enucleati al riguardo dalla giurisprudenza (cfr. Cass. n. 2638/2013) abbia ritenuto sulla scorta di criteri probabilistici, che ove l'avvocato avesse diligentemente operato, la cliente sarebbe risultata vittoriosa in Cassazione.


Ciò è stato affermato in concreto, in ragione dei documenti presentati dall'assistita nel giudizio tributario (e riportati nella sentenza) nonché "delle esaurienti e coerenti motivazioni rese dalla Commissione Tributaria regionale nella sentenza" (anch'esse espressamente ribadite dal Tribunale). Il ricorso del professionista va dunque rigettato.




Cass., III civ., ord. 6859/2018

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