Il quadro desolante del rapporto Eurispes sul fenomeno usura in Italia

di Marina Crisafi - 82 miliardi di euro ogni anno, tra soldi prestati e interessi applicati sul capitale. È questo il business dell'usura in Italia secondo quanto rilevato dal rapporto realizzato dall'Eurispes sul fenomeno che miete sempre più vittime tra famiglie e imprese e che coinvolge anche "insospettabili".

"Le organizzazioni criminali - spiega Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes - hanno ben compreso che l'usura rappresenta un metodo di straordinaria efficacia da un lato per riciclare denaro sporco e ottenere facilmente ingenti guadagni, dall'altro per impossessarsi di quelle imprese e attività che non sono in grado di far fronte ai debiti contratti, divenendo dapprima soci e in seguito veri e propri proprietari. Tutto questo con rischi più contenuti rispetto a quelli connessi ad altre attività illecite come ad esempio il traffico di stupefacenti". L'usura infatti, prosegue Fara, non solo consente "il massimo vantaggio col minor rischio" ma attraverso la stessa - si perpetua un sistema di radicamento sui territori e di assoggettamento silenzioso quanto efficace'.

Inoltre, l'usuraio non è più soltanto il criminale o il mafioso di turno. Si tratta di una figura, chiarisce il presidente, che è presente anche tra gli insospettabili: "negozianti, commercialisti, avvocati, dipendenti pubblici, che hanno sfruttato il lungo periodo di crisi economica e l'indebitamento di famiglie, commercianti ed imprenditori per arricchirsi, forti delle crescenti difficoltà di accesso al credito bancario. Ed è nata una nuova figura: quella dell'usuraio della stanza accanto".

Ecco i dati nel dettaglio:

Le vittime del fenomeno

Secondo lo studio Eurispes negli ultimi due anni in media il 12% delle famiglie (su un totale di 24,6 milioni) si è rivolto a soggetti privati (non parenti o amici) per ottenere un prestito, non potendolo ottenere dal sistema bancario.

Sul fronte delle imprese, invece, si è stimato che il 10% circa delle 750mila aziende agricole attive in Italia nel 2015 abbia avuto la necessità di rivolgersi agli usurai per prestiti ammontanti ad una media di 30mila euro per un totale annuo di oltre 2,2 miliardi.

Per le imprese del commercio e dei servizi (3,3 milioni le attive), secondo la stima una su 10 (approssimando per difetto) ha chiesto prestiti agli usurai per una cifra complessiva di 5 miliardi di euro.

Il capitale prestato si aggirerebbe, dunque, in totale sui 37,25 miliardi di euro, cui si aggiungono gli interessi medi dei prestiti con tassi superiori al 120% annuo, per complessi 44,7 miliardi, arrivando così al business globale di 81,95 miliardi di euro.

Le aree più colpite

In base ai dati di Eurispes, le regioni a maggiore rischio usura in Italia sono quelle meridionali ed insulari, ma il fenomeno si propaga, su scala geografica anche nel Centro Italia con rischi medio-alti.

Le prime sette province ad alto rischio usura sono: Crotone (96,8), Siracusa (91,9), Foggia (86,1), Trapani (85,6), Vibo Valentia (82,1) e Palermo (81,9).

Nella fascia di rischio medio-alta tuttavia si collocano anche Aosta (61,6), Imperia (52,7) e Biella (50,3), ma la provincia più esposta, in termini assoluti, risulta Parma (100,0) risultato che può dipendere, secondo l'Eurispes, da avvenimenti eccezionali e dal perdurare dello stato di crisi del tessuto produttivo locale a partire dal 2008.

Le reazioni dei consumatori

Il rapporto dell'Eurispes sull'usura ha scatenato ovviamente le reazioni dei consumatori per i dati "a dir poco drammatici" dallo stesso mostrati. Il fatto che il 12% delle famiglie italiane "si è dovuto rivolgere nel corso dell'ultimo anno a soggetti privati estranei per poter ottenere un prestito, dimostra che questo fenomeno criminoso sta sempre più dilagando e che non si è fatto abbastanza per contenerlo - e - per questo vanno riaccesi i riflettori" ha affermato il segretario dell'Unione nazionale consumatori, Massimo Dona.

Occorre "un vero piano nazionale contro la povertà" ribadisce il segretario, perché non può bastare la repressione di fronte ad una situazione così grave. Se il 12% dei nuclei familiari ricorre all'usura "a fronte di una percentuale ufficiale Istat di poveri assoluti del 6,1%, ossia della metà, dimostra che non basta occuparsi, come intende fare il Governo, di chi ha un reddito Isee inferiore a 3.000 euro o delle famiglie che hanno un figlio minorenne o disabile" aggiunge Dona. Serve, dunque, conclude "una riforma complessiva della tassazione per evitare che si debba ricorrere ad un prestito per pagare le bolletta della luce e dell'acqua o le spese mediche".


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