Aspetti peculiari della sentenza della Suprema Corte n. 36080 del 27 marzo 2015

Abogado Francesca Servadei - Con la sentenza pronunciata dalla V sezione penale della Corte di Cassazione del 27 marzo 2015, numero 36080, la Suprema Corte ha annullato la condanna di Raffaelle Sollecito ed Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. A far sorgere il cosiddetto ragionevole dubbio circa la colpevolezza dei due, un ruolo determinante è stato quello delle tracce di DNA rinvenute; nello specifico, una sul gancetto del reggiseno e l'altra su un coltello da cucina.

Nella citata pronuncia viene evidenziata l'importante funzione della prova genetica, nonché il ruolo del giudice, il quale svolge l'importantissimo compito di chiarire il motivo per il quale la prova sia efficace e perché decida di non prenderne in considerazione un'altra.

Nella citata pronuncia viene adottato un ragionamento probabilistico asserendo che "il giudice, nella piena libertà di convincimento, può utilizzare qualsiasi elemento che faccia da ponte o collante tra i due fatti in questione" dando quindi la possibilità di risalire da un fatto conosciuto e quindi noto ad un fatto non conosciuto, quindi ignoto, attraverso, come si legge in sentenza "parametri di ragionevolezza e buon senso".

Il parametro della ragionevolezza è assunto mediante la formula di Bayers, metodo utilizzato spesso nei Tribunali ove il risultato genetico, e nel caso di specie, il DNA, incide sulla probabilità e quindi sulla decisione giudiziale; per quanto riguarda invece il buon senso fa sì che l'incertezza possa essere misurata con la probabilità, rappresentando che essa, quindi l'incertezza, non è altro che il buon senso ridotto a calcolo; da ciò si evince che il ragionamento probabilistico non può essere escluso nelle aule penali dei Tribunali.

La sentenza 36080/2015 ascrive agli Ermellini un compito di rilevante importanza, sostenendo che il giudice ha l'onere di controllare l'attendibilità del risultato della prova scientifica "quantomeno con riferimento all'attendibilità soggettiva di chi lo sostenga, alla scientificità del metodo adoperato, al margine di errore più o meno accettabile e all'obiettività della valenza ed attendibilità del risultato conseguito".

Per quanto concerne l'inciso errore, ciò può far nascere incertezze e dubbi, questi superati dalla stessa Suprema Corte, la quale ha precisato che "… l'elevatissimo numero di ricorrenze statistiche confermative", rende ridottissima la possibilità di un errore.

Nella pronuncia i giudici di legittimità criticano negativamente l'andamento delle tecniche effettuate sul DNA, sostenendo che non sono stati rispettati i protocolli scientifici internazionali, in particolare, assume la Corte che il gancetto del reggiseno non è stato repertato nell'imminenza del delitto, bensì dopo quarantasei giorni nonostante lo stesso capo intimo fosse stato rinvenuto a pochissima distanza dalla vittima; a tal proposito dure sono state le critiche avanzate dai giudici di Piazza Cavour sostenendo che non solo il gancetto è stato repertato non nell'immediatezza del fatto, ma che questo è stato soggetto a spostamento a seguito di sopralluoghi e che "…all'atto di repertazione, il gancetto veniva passato di mano in mano dagli operanti che, peraltro, indossavano guanti di lattice sporchi".

Una particolare attenzione deve essere rivolta alla quantità di DNA rinvenuta sul gancetto e sul coltello; trattasi di tracce talmente esigue per le quali, non potendo adottare tecniche standard, è stato necessario ricorrere a metodi modificativi qualificati Low Copy Number.

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