Il comportamento dell'istituto è contrastante con il principio del neminem laedere e con quello di buona amministrazione
di Valeria Zeppilli - Ricevere un sollecito di pagamento, per i cittadini onesti, non è mai piacevole. Scoprire che si è dimenticato di pagare qualcosa, involontariamente, crea indubbiamente un certo disappunto a chiunque. 

Se invece si è pagato? Lo stress è addirittura doppio

Lo sa bene un uomo che più volte è stato sollecitato dall'Inps a pagare i contributi per la badante della propria madre, nonostante li avesse già corrisposti, come documentato anche dai bollettini postali inviati successivamente all'istituto.

Ma il cittadino non ci sta e chiede i danni all'Inps. Sì: i danni da stress.

E il giudice di pace di La Spezia, con la sentenza numero 640 del 2015, glieli concede.

Il comportamento dell'Inps, benché non possa di certo configurare un'ipotesi di reato, è stato comunque riconosciuto come contrastante con il principio del neminem laedere di cui all'articolo 2043 del codice civile e con quello di buona amministrazione di cui alla carta costituzionale.

I ripetuti solleciti, per il giudice, hanno infatti superato la soglia della normale tollerabilità.

Insomma, il cittadino ha subito un danno che non può ricondursi ai semplici disagi e fastidi non risarcibili. La somma non è elevata: duecento euro stabiliti in via equitativa. Ma l'assenza di cooperazione e trasparenza nell'operato dell'istituto c'è e va in qualche modo "punita".

Valeria Zeppilli

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