Avv. Barbara Pirelli del Foro di Taranto
E-mail: barbara.pirelli@gmail.com

"Chi semina virtù fama raccoglie" diceva Leonardo Da Vinci.

Ed in effetti non aveva tutti i torti, le celebrità nel campo del cinema, della musica, della politica, sono persone che emergono rispetto agli altri un po' per fortuna e  un po' anche per doti fuori dall'ordinario. Ma la celebrità ha anche il suo prezzo: una vita (pubblica e privata) sempre sotto i riflettori.

Se tutto questo in alcuni casi può contribuire ad accrescere la fama del personaggio, in altre circostanze il fatto di rendere pubblici momenti di vita familiare configura una violazione della privacy, soprattutto se si pubblicano, senza i dovuti accorgimenti tecnici, le foto dei figli delle celebrità.

E' di pochi giorni fa una sentenza della Cassazione che ha stabilito che: le foto, pubblicate all'interno di riviste o di giornali, se ritraggono i figli dei Vip, per il rispetto della privacy devono essere pixellate o fotoritoccate.

Il caso di cui si è occupata la Corte di Cassazione vede come protagonista Flavio Cattaneo, l'ex direttore generale della Rai. In buona sostanza, il settimanale "Chi " aveva violato la privacy dell'ex direttore  pubblicando scatti nel 2005 che riferivano di un presunto legame sentimentale.

Gli scatti in questione, già nel settembre 2006, erano stati considerati dal Tribunale di Milano lesivi del diritto alla privacy.

Pochi giorni fa, la Suprema Corte con la sentenza n. 27381 del 06.12.2013 ha respinto il ricorso presentato dalla Mondadori mettendo definitivamente fine alla questione. Tutto era nato da alcuni scatti che ritraevano i vari componenti della famiglia Cattaneo - moglie, figli e suocera compresi - nello stesso periodo in cui si diceva che l'ex direttore Rai avesse una relazione con Sabrina Ferilli. 

In giudizio, la casa editrice ha provato a far difendersi affermando che prima che il flirt fosse noto, lo stesso manager si era messo in posa con la famiglia e aveva dato il consenso alla pubblicazione delle foto.

Ma la Cassazione ha confermato il verdetto ed ha stabilito che  le immagini, pubblicate all'interno di giornali o riviste, che ritraggono i figli di personaggi famosi devono essere pixellate o fotoritoccate nel rispetto della privacy, diversamente si configura una violazione del diritto alla privacy ed il trattamento dei dati non autorizzati costituisce un illecito, perché non sono informazioni essenziali ai fini della cronaca giornalistica.

In merito al fatto  che in passato l'ex direttore generale della Rai  avesse posato per altri settimanali, non può legittimare qualsiasi successiva pubblicazione, giacché il consenso prestato in precedenza non comporta una tacita ed incondizionata accettazione anche per il futuro e ad opera di chiunque, soprattutto quando i dati riguardano minori.

Inoltre, il giornalista che in un pezzo cita un minore deve comunque assumersene la responsabilità rispettando i principi della Carta di Treviso.(1)

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