La Cassazione, ha bocciato il ricorso convalidando le motivazioni "coerenti e complete" della Corte d'Appello.
La Suprema Corte ammesso l'accento sulla sussistenza dello stato di bisogno dei minori e sulla mancata dimostrazione da parte del ricorrente di trovarsi in un vero e proprio stato d'indigenza economica e non in una semplice situazione di difficoltà economica.
La sola difficoltà economica, infatti, spiega la Cassazione, non è sufficiente a far venire meno l'obbligo di assistenza e contribuzione al mantenimento dei figli.
Inoltre il padre non ha dimostrato di aver tentato di ottenere un'occupazione lavorativa per far fronte ai suoi obblighi, lasciando a carico della madre il mantenimento e la cura dei minori.
Questa condotta omissiva è molto grave, essendosi protratta per un lasso di tempo lungo (tre anni) e considerando che la quota somministrata successivamente alla sentenza
della corte d'Appello era del tutto irrisoria e non adeguata al mantenimento dei figli, anzi la Cassazione definisce la Corte benevola in quanto aveva concesso all'imputato le attenuanti generiche.