Per applicare l'esimente occorre un'aggressione ingiusta seguita da una reazione legittima. In allegato la raccolta di articoli e sentenze e il testo della sentenza

di Lucia Izzo - Abbiamo già avuto modo più volte di soffermarci sul tema della legittima difesa (v. "La legittima difesa ex art. 52 codice penale con raccolta di articoli e sentenze").

La Corte di Cassazione fa ora il punto e chiarisce i presupposti per l'applicazione di questa esimente spiegando che essa è applicabile solo se si agisce nella convinzione, sia pure erronea, di dover reagire a solo scopo difensivo, ma non nei casi in cui si agisce per risentimento o ritorsione contro chi ritenga essere portatore di una qualsiasi offesa.

La prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 47177/2015 (qui sotto allegata), ha così dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo che aveva esploso diversi colpi di pistola ferendo un conoscente (con cui vi erano dei contrasti inerenti la gestione di apparecchi per i videogiochi) e che aveva tentato di giustificarsi affermando che la persona offesa era arrivata da lui a bordo di un'autovettura mostrando intenti aggressivi e che per farlo allontanare avrebbe avuto necessità di sparare dei colpi.

I giudici di Cassazione, fanno anche un excursus delle più importanti pronunce relative della legittima difesa e precisano come tale esimente si possa applicare solo in presenza di due requisiti che devono essere oggetto di rigorosa dimostrazione e che sono rappresentati dall'aggressione ingiusta e dalla reazione legittima.


"La prima - spiega la Corte - deve concretarsi in un pericolo attuale di un'offesa che, se non neutralizzata tempestivamente, sfocia nella lesione del diritto, la seconda deve inerire alla necessità di difendersi, alla inevitabilità dei pericolo ed alla proporzione tra difesa ed offesa"

L'elemento dell'attualità dei pericolo costituisce il tratto caratteristico essenziale della difesa legittima, che la distingue, sia dalla mera difesa preventiva, diretta ad evitare esclusivamente le cause dell'azione illecita o dannosa, sia dalla vendetta privata; pertanto, con la locuzione "pericolo attuale" si deve intendere un pericolo "presente", "in atto", "in corso", "incombente", con esclusione, cioè, del pericolo già esauritosi e di quello ancora da verificarsi.

Sostanzialmente, si richiede che la possibilità di atti violenti contro il soggetto agente "sia effettiva in relazione ad un preciso comportamento dell'antagonista, indicativo di un'offesa ingiusta in termini di concretezza ed imminenza, richiedente una pronta reazione difensiva".

A tal riguardo non può, invece, ritenersi sufficiente la prefigurazione in via ipotetica e congetturale di un'aggressione futura quando le circostanze di fatto indichino il contrario per l'allontanamento o la fuga di chi viene poi aggredito.

Quanto al profilo putativo dell'esimente in esame, si rende necessario un giudizio "ex ante", rapportato alle peculiari circostanze concrete della fattispecie, da condurre secondo il prudente apprezzamento dei giudice di merito, "che deve esaminare la situazione specifica per verificare se la stessa fosse tale da far sorgere nel soggetto l'erroneo convincimento di trovarsi in condizioni di fatto che, qualora realmente esistenti, avrebbero escluso l'antigiuridicità della condotta costituente reato, non potendo affidarsi a criteri soggettivi, oppure a stati d'animo turbati dell'agente".

Qui di seguito una raccolta di articoli e sentenze in tema di legittima difesa e, a seguire, il testo integrale della sentenza.

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Cass., sez. I penale, sent. 47177/2015

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