La sentenza della Corte di Cassazione n. 18076/14, depositata in data 20 agosto, tocca un tema in auge nel nostro Paese da ormai più di un decennio. Quello dei cosiddetti bamboccioni: i figli adulti che continuano a vivere nella casa dei genitori, una categoria sociale che - per una serie di fattori - tende a dilatare sempre di più i suoi confini anagrafici.

Nel caso de quo, motivo del litigio era l'assegnazione della casa coniugale in regime di separazione personale dei coniugi. Stante l'abbondante maggiore età dei due figli della coppia (nati rispettivamente nel '67 e nel '68), il Tribunale di Venezia aveva, infatti, sottratto l'uso dell'abitazione alla ex moglie affidataria dei figli, e ai figli stessi. E così aveva fatto anche la Corte d'Appello presso cui la donna aveva impugnato la sentenza di primo grado.

La ricorrente sosteneva che i figli, ancorché ultraquarantenni, non potevano essere messi fuori casa poiché erano disoccupati e comunque si stavano impegnando attivamente nella ricerca di un lavoro. Ma i Giudici di merito non hanno mostrato alcuna comprensione nei confronti degli "attempati teen-ager".

E gli stessi Ermellini hanno condiviso tale severità, visto che hanno rigettato il ricorso, motivando che la crisi economica non può giustificare la "mancata sistemazione" di persone pienamente adulte, che hanno concluso da molti anni ogni percorso formativo e che dovrebbero pertanto assumersi la completa responsabilità della propria esistenza.

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