Si moltiplica il lavoro per i produttori di casse ed accessori funebri. Ma serve tutelare con un fondo Inps le piccole imprese e le famiglie

di Gabriella Lax - Le abbiamo viste sfilare le bare, in un'atmosfera di silenzio quasi surreale, sui camion dell'esercito. E il mercato della morte è uno di quelli, come i matrimoni, che non appassisce mai. In tempi di coronavirus poi il lavoro per gli addetti del settore si è moltiplicato a dismisura.

Assocofani: «Tanto lavoro per produttori casse e accessori funebri»

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A tracciare il quadro della situazione, intervistato da Adnkronos, è Marco Ghirardotti, presidente di Assocofani di Federlegno, associazione che mette insieme le più importanti aziende italiane di produzione di cofani ed accessori funebri che riforniscono le oltre 6000 imprese di onoranze nel Paese. Conferma che il lavoro non manca il presidente e, soprattutto che nessuno rischia di restare senza una bara perché i magazzini delle aziende sono pieni. Delle più di 500 fabbriche sparse in tutta Itali, ne sono rimaste aperte una quarantina, spiega: «Certo può trovarsi sfornito il piccolo impresario che si approvvigiona di casse cinesi da un distributore locale, invece la vera difficoltà che incontriamo è sulla logistica. Consegnare le bare diventa molto più complicato, stiamo fornendo il nostro prodotto allo stesso prezzo ma i trasportatori non si trovano ed i costi sono praticamente raddoppiati».

Coronavirus, Assocofani: «Difficoltà a reperire i materiali»

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Se il lavoro non manca, il vero problema può essere, in primis, il reperimento di alcuni materiali, come colle o vernici. E poi c'è l'emergenza sanitaria che investe in pieno un settore così esposto, fatto di persone che, a volta con scarsi dispositivi di protezione sanitari, si trovano a stretto contatto con le salme di chi di coronavirus è morto.

Riferisce il presidente che, «Tra gli addetti a Brescia c'è già stata una vittima ed altre due a Bergamo, si contano alcuni casi gravi e anche noi che interagiamo per lavoro con loro siamo preoccupati». Da qui la scelta di alcuni impresari che si rifiutano di fare i funerali. Ed in questi scenari quelle che ci vanno di mezzo sono sovente sono le imprese di onoranze funebri sono piccole aziende «che si ritrovano ora a dover fare i conti con un numero maggiore di funerali e dunque a dover anticipare spese superiori rispetto al solito».

Coronavirus, un fondo Inps per le spese funebri

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Da qui l'idea prospettata dal presidente di Assocofani, per «non lucrare sulle spalle di chi ha già perso una persona cara il governo deve aiutare gli imprenditori: basterebbe che l'Inps creasse un fondo Covid-19 da destinare direttamente a chi ha sostenuto le spese funebri così da aiutare il settore e le famiglie». Quindi andare incontro da un lato alle famiglie che hanno subito un lutto e anche le imprese che hanno organizzato il servizio funebre e, nello specifico, «prevedere un meccanismo attraverso il quale ad esempio, l'Inps possa erogare una quota rimborso spese funebri ai dolenti, pari ad almeno tre mensilità della pensione che percepiva il defunto, con un limite massimale di 3.000 euro, da utilizzare quale fondo per la copertura delle spese funebri sostenute».


Foto: 123rf.com
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