Approvato ieri in via preliminare il decreto correttivo del codice dell'amministrazione digitale al fine di rendere effettivi i diritti dei cittadini

di Marina Crisafi - Al via il domicilio digitale per tutti i cittadini, l'indirizzo online che consentirà di dialogare anche con la P.A. e di ricevere persino le multe, mandando in pensione il "vecchio" indirizzo postale. È una delle novità del decreto legislativo approvato ieri dal Consiglio dei Ministri in via preliminare, insieme al nutrito pacchetto di altri provvedimenti, tra cui ulteriori correttivi della riforma (relativamente al riordino delle autorità portuali e all'accorpamento del corpo della forestale nei carabinieri) e disciplina sanzionatoria per chi viola le norme a tutela dei consumatori dei prodotti alimentari.

Il decreto legislativo sul Cad, in attuazione della riforma Madia, accelera i tempi sulla digitalizzazione della P.A., senza attendere la funzionalità piena dell'Anagrafe unica della popolazione residente. Non solo. Istituisce il difensore civico nazionale per il digitale e porterà un risparmio di circa 250 milioni di euro.

Quello di ieri, in ogni caso, rappresenta il primo step dei correttivi apportati. Dopo l'approvazione preliminare del Cdm, infatti, il decreto (insieme agli altri due) passerà all'esame delle commissioni parlamentari competenti per il dovuto parere, poi al vaglio della conferenza Stato-Regioni, per tornare sul tavolo di palazzo Chigi per il sì definitivo.

Il decreto correttivo sul Cad

Il decreto, contenente "disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 179, recante modifiche e integrazioni al codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n 82, ai sensi dell'articolo 1 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche", integra e modifica alcune disposizioni del Cad, "al fine di accelerare l'attuazione dell'agenda digitale europea, dotando cittadini, imprese e amministrazioni di strumenti e servizi idonei a rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale". Il decreto mira nello specifico, a rafforzare la natura di "carta di cittadinanza digitale" della prima parte del Codice, "concentrando in essa - scrive palazzo Chigi - le disposizioni che attribuiscono a cittadini e imprese il diritto a una identità e a un domicilio

digitale, quello alla fruizione di servizi pubblici online in maniera semplice e mobile-oriented, quello a partecipare effettivamente al procedimento amministrativo per via elettronica e quello a effettuare pagamenti online". Il fine è inoltre quello di "garantire maggiore certezza giuridica in materia di formazione, gestione e conservazione dei documenti digitali" e accrescere il livello di qualità dei servizi pubblici e fiduciari in digitale.

Via libera al domicilio digitale

Lo schema di decreto approvato ieri sblocca quindi il c.d. "domicilio digitale", ossia l'indirizzo online che consentirà di dialogare con la P.A. senza attendere la funzionalità a regime dell'Anagrafe unica della popolazione residente che è ancora in fase di sviluppo.

Ciò significa che chi vorrà potrà attivare subito il proprio domicilio con posta elettronica certificata o altro servizio elettronico di recapito in linea con le norme europee. Non solo la pec, infatti, ma qualsiasi canale di comunicazione online che rispetti le norme europee in materia di sicurezza digitale, potrà costituire il domicilio digitale del cittadino.

La portata non è di poco conto. Attraverso l'indirizzo elettronico, si potrà non solo comunicare con gli uffici delle pubbliche amministrazioni ma anche ricevere documenti e notifiche, incluse le multe. Sarà in sostanza l'unico canale di comunicazione tra cittadino e stato.

Tutti i domicili digitali dei cittadini che aderiranno al nuovo servizio verranno raccolti in una sorta di indice realizzato dall'Agid.

L'infrastruttura dovrebbe essere pronta entro l'anno per entrare a regime nel 2019.

Il difensore civico per il digitale

Il decreto prevede anche l'introduzione di una nuova figura: il difensore civico per il digitale istituito presso l'Agid. Un solo difensore a livello nazionale, al posto di uno per ogni amministrazione (come era previsto nella versione precedente del testo). Al garante, chiunque potrà presentare segnalazioni relativamente a presunte violazioni del Cad o delle altre norme in materia di digitalizzazione. Se il difensore le ritiene fondate inviterà il responsabile a rimediare subito e comunque non oltre 30 giorni.

Addio spese postali: 250 milioni di risparmi

Il domicilio digitale dovrebbe portare a circa 250 milioni di euro di risparmi all'anno. Basta pensare, infatti, che il nuovo indirizzo via internet porterà ad azzerare gradualmente le spese postali. Ma non solo. Le PA non dovranno più sostenere - si legge nella relazione tecnica al decreto - "i costi per produrre, conservare, trasmettere documenti cartacei, né altri costi, diretti (carta, toner, buste, etc.) e indiretti (costo del lavoro, tempo per attività manuali, tempo impiegato dal destinatario in caso di assenza per recuperare una raccomandata, etc.)".

La nuova infrastruttura però, per le attività di manutenzione ed erogazione del servizio, costerà alle casse dello Stato 200mila euro per il 2018 e il 2019.


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