Divampa la protesta per la frase "razzista" suggerita dalla tastiera dell'Iphone, ma la colpa non sembra essere solo della Apple

di Gabriella Lax - "Vesuvio…lavali (col fuoco)". È questa la frase incriminata sull'iPhone. Se sullo smartphone si scrive la parola "Vesuvio" e si preme la barra dello spazio, tra le parole suggerite c'è appunto "lavali" e l'emoji con il fuoco. Sdegno e una marea di protesta da parte degli utenti napoletani. Da qui una scia lunghissima di polemiche sui social con l'hashtag #AppleVesuvio Un clamoroso errore dell'azienda di Cupertino che avrebbe permesso o inserito volontariamente la frase all'interno del proprio sistema? No, in realtà è un brutto (casuale) scherzo causato da un algoritmo imperfetto. Cerchiamo di comprendere invece da dove nasce il problema.

Il sistema di tastiera predittiva quella cioè che consente di ottenere tre suggerimenti tra le parole che potremmo voler utilizzare, visualizza solitamente "parole ed espressioni che potresti avere in mente, in base alle conversazioni passate e al modo di scrivere" come si legge sul sito ufficiale. L'algoritmo deputato a questo compito viene costantemente aggiornato e nutrito con parole e frasi comuni, sia da parte di Apple che, soprattutto, da parte degli stessi utenti, i cui messaggi vengono analizzati (ovviamente in forma anonima) in modo da offrire sempre migliori suggerimenti. Basta aprire un nuovo messaggio e, senza scrivere nulla, ci saranno suggerimenti che differiscono da telefono a telefono per il semplice motivo che gli stessi suggerimenti si basano sulle risposte più frequenti e sull'ultimo messaggio ricevuto. Nel caso di specie però come si spiegherebbe. In realtà sarebbe errato dire che il sistema suggerisce la frase solo a chi la scrive spesso: la problematica, in questo caso, dipende dal sistema di gestione della lingua italiana a livello nazionale, cioè riguarda il dizionario generale che l'algoritmo ha realizzato analizzando le frasi e le parole più scritte su iPhone e sul web. All'interno di questo database dev'essere finita per errore la frase incriminata, offensiva ai nostri occhi ma non a quelli di un algoritmo che, leggendola varie volte, deve averla inserita nel sistema automaticamente.


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