La sottile linea tra amore e manipolazione, tra prendersi cura e comandare: quando dire basta è un modo per recuperare se stessi

"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci," scriveva Isaac Asimov. Ma quando parliamo di violenza abbiamo sempre in mente episodi in cui si fa uso della forza fisica. Eppure la violenza non è sempre fisica, né sempre visibile. Nelle dinamiche di coppia, la violenza psicologica è un fenomeno subdolo e spesso misconosciuto, che può avere conseguenze devastanti sull'individuo.

Si tratta di un male che può sfociare in un vero e proprio trauma psicologico, con effetti a lungo termine sulla salute mentale.

Concentriamoci allora su quello che potremmo chiamare "il volto nascosto della violenza". Chi subisce o ha subito violenza psicologica sa bene quanto sia insidiosa. Essa non lascia segni evidenti, ma erode la personalità e distrugge l'autostima della vittima.

La violenza psicologica si manifesta attraverso una serie di comportamenti che hanno l'intento di manipolare, umiliare e isolare la vittima. L'aggressore utilizza anche ricatti e minacce. Anche solo attraverso semplici gesti vuole instillare paura, creare confusione, indebolire la vittima e assoggettarla.

È importante sottolineare che la violenza psicologica non è un fenomeno limitato ai comportamenti maschili; anche le donne possono essere autrici di questo tipo di abuso. La violenza psicologica è una questione di potere e controllo, non di genere.

Questo rende ancora più complesso il problema, poiché sfida gli stereotipi culturali e sociali su chi possa essere vittima o aggressore.

In una relazione in cui prevale la violenza psicologica, l'amore diventa un campo minato. La vittima vive in uno stato di costante ansia, temendo di sbagliare o di provocare reazioni e ulteriori attacchi. Questo clima avvelena l'anima e la mente, portando a una progressiva perdita di sé. Una perdita che può avere ripercussioni non solo sulla vita di coppia, ma anche sul benessere generale e sulle relazioni sociali della vittima.

Ecco perché in certi casi separarsi serve proprio per salvarsi. In certi casi, la separazione non è solo un'opzione, ma una necessità vitale. Persino la solitudine è preferibile a una compagnia malata.

Rompere i legami con l'aggressore è un passo fondamentale per interrompere una spirale di abusi che solitamente tende a peggiorare. Solo in questo modo è possibile iniziare un percorso per recuperare la propria dignità e la propria autostima. E non dimentichiamo che la dignità e l'autostima sono fondamentali per ogni aspetto della vita, dalla carriera alle relazioni interpersonali.

Solo se si trova la forza di separarsi dal partner che usa violenza psicologica è possibile intraprendere un percorso di ricostruzione personale.

E qui diventerà fondamentale anche il supporto di amici e familiari oltre che, quando necessario, interventi legali dato che spesso l'aggressore, perdendo il controllo sulla vittima, può facilmente trasformarsi in uno stalker. Questo rende ancora più urgente l'importanza di agire tempestivamente e di cercare aiuto specializzato.

E' fondamentale imparare a riconoscere la violenza psicologica ed avere la consapevolezza che si tratta di un male silenzioso che può distruggere vite. Riconoscerla e affrontarla è il primo passo verso la liberazione. In questi casi separarsi non è un fallimento, ma un atto di coraggio e di amore verso se stessi. Un atto che, in ultima analisi, potrebbe essere la chiave per una vita più felice e soddisfacente.

La libertà è il più potente rimedio che può consentirci un rinnovamento interiore. E in contesti di violenza psicologica, la libertà inizia con la capacità di dire basta e di allontanarsi per ritrovare se stessi.

Roberto Cataldi


Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: