Sulla determinazione del valore delle pratiche, nel caso dei compensi degli avvocati è intervenuta l'ordinanza 20047/2022 della Corte di Cassazione

Compenso avvocati e valore della pratica, il fatto

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Sulla determinazione del calore delle pratiche, nel caso dei compensi degli avvocati è intervenuta l'ordinanza 20047/2022 della Corte di Cassazione (in allegato). Il caso riguardava una controversia in relazione alla richiesta di pagamento dei compensi professionali per un avvocato nei confronti di una società, per la redazione di alcuni contratti.

Compenso avvocati e valore della pratica, l'accordo originario

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Nello specifico la ricorrente sosteneva che «la prescrizione presuntiva non si applichi nell'ipotesi in cui il compenso venga determinato secondo le tariffe professionali in quanto si tratterebbe di determinazione estranea all'accordo originario».

Gli Ermellini ritengono infondato il motivo poichè la prescrizione presuntiva si fonda «sulla presunzione di adempimento dell'obbligazione ed implica il riconoscimento dell'esistenza del credito nella stessa misura richiesta dal creditore» Non a caso, la ratio dell'istituto «consiste nel fatto che la legge, in ordine ad alcuni rapporti della vita quotidiana per i quali il pagamento avviene di solito senza dilazione e senza rilascio di quietanza scritta, presume che il pagamento sia stato effettuato. Si tratta di un istituto che ha carattere generale e si applica alle ipotesi espressamente previste dagli artt. 2954, 2955 e 2956 c.c., e quindi anche alle prestazioni professionali di avvocato, indipendentemente dalla determinazione del compenso sulla base del contratto o delle tariffe professionali».

Per superare la presunzione, «gli unici mezzi idonei sono, quanto alla posizione del debitore opponente, l'ammissione di non avere estinto l'obbligazione, e, quanto a quella del creditore, il deferimento al debitore del giuramento decisorio (Cass.11195/2007; Cass. 19240/2004; Cass. 785/1998).

La tariffa vigente

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La proponente, ancora, nel secondo motivo di ricorso, deduce la violazione e falsa applicazione degli artt. 2233 c.c. e dell'art.28 del DM 55/2014, in relazione all'art. 360 comma 1 n.3 c.p.c. «in quanto la liquidazione delle competenze professionali sarebbe avvenuta con riferimento al DM 127/2004 mentre la prestazione sarebbe stata resa nel vigore del DM 55/2014».

Il Tribunale, scrivono i giudici della Cassazione, «ha correttamente applicato la tariffa forense vigente al tempo in cui è stata prestata l'attività professionale, senza tener conto del momento in cui era stata presentata la richiesta di liquidazione, rimesso alla mera determinazione del professionista. Nel caso di specie, le prestazioni professionali erano state rese nel vigore del DM 127/2004, a nulla rilevando che la richiesta di liquidazione fosse stata presentata nel 2015».

Prestazione stragiudiziale avente ad oggetto un rapporto contrattuale

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Circa l'ulteriore motivo, inerente «la violazione e falsa applicazione degli artt. 2233 c.c. , degli artt.15, 18, 21, 22 e 28 DM 55/2014, perché il valore per "l'assistenza e consulenza alla redazione di un contratto di opzione per l'acquisto di un supermercato" sarebbe stato determinato con riferimento al reddito dominicale del terreno per le cause relative a beni immobili». Su questo punto i giudici sono chiari e scrivono: «Il motivo non è fondato ma la motivazione deve essere corretta ai sensi dell'art. 384 c.p.c. Ai fini della liquidazione del compenso professionale dell'avvocato, il valore della pratica o dell'affare si determina a norma del codice di procedura civile. L'art.15 c.p.c. si riferisce alle "cause relative a beni immobili" ovvero alle azioni reali relative a beni immobili e non si applica alle azioni contrattuali ed alle azioni di natura personale aventi ad oggetto beni immobili. Nel caso di specie, è invece applicabile l'art.12 c.p.c., trattandosi di prestazione stragiudiziale avente ad oggetto un rapporto contrattuale. Tuttavia, pur facendo applicazione dell'art.12 c.p.c., il valore della causa sarebbe stato, in ogni caso, parametrato al valore dell'immobile. Il valore dell'affare coincideva, pertanto, con il valore dell'immobile».

Per la Cassazione, chiude l'ordinanza, «va quindi data continuità al principio di diritto affermato da questa Corte in materia di compenso degli arbitri, che costituisce anch'essa una prestazione stragiudiziale. In tal caso, va fatta applicazione dell'art. 5 (prestazioni in materia stragiudiziale) e dell'art.9 (tabella tariffaria) del D.M. 5 ottobre 1994, n. 585, ratione temporis applicabile, con previsione di un minimo ed un massimo secondo il valore della controversia, da determinarsi ai sensi dell'art. 12 cod. proc. civ. e cioè in base a quella parte del rapporto obbligatorio che è in contestazione. Ove però la domanda introduttiva del giudizio sia formulata in maniera da postulare l'accertamento con efficacia di giudicato, ai sensi dell'art. 34 cod. proc. civ., in ordine all'intero rapporto o ad una determinata parte di esso, ai fini della determinazione del valore della causa, va considerato interamente il valore dell'uno o dell'altra (Cass.9991/2003)».

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