Per il Garante privacy ai dati delle persone decedute continuano ad applicarsi le tutele previste dalla disciplina sulla protezione dei dati

di Gabriella Lax - Anche per le persone morte permangono le tutele previste dalla disciplina in materia di protezione dei dati personali anche dopo l'applicazione del GDPR. A stabilirlo è il Garante Privacy in un parere reso ad un'Azienda sanitaria nell'ambito del riesame di un provvedimento di rigetto dell'istanza di accesso civico ai dati sanitari di un paziente defunto per un presunto caso di "malasanità".

Garante, la privacy dei morti va tutelata

L'autorità ha, da principio, sottolineato come «il Regolamento europeo sulla protezione dati, pur escludendo l'applicazione della normativa ai dati delle persone decedute, stabilisce, con una "clausola di salvaguardia", la possibilità per gli Stati membri di prevedere norme che riguardano il trattamento dei dati personali delle persone decedute». Per questo motivo, il legislatore italiano con il d. lgs. n.101/2018, ha stabilito che i diritti relativi ai dati personali dei defunti possono essere esercitati da chi ha un interesse proprio, o agisce a tutela dell'interessato, in qualità di suo mandatario, o per ragioni familiari meritevoli di protezione. Da qui la logica conseguenza che ai dati delle persone decedute continuano ad applicarsi le tutele previste dalla disciplina sulla protezione dei dati. Sulla richiesta di accesso alla documentazione sanitaria il Garante ha affermato che questo tipo di informazioni non sono accessibili con il Foia. Il Codice sulla protezione dei dati prevede stabilisce il "divieto di diffusione" di dati relativi alla salute per cui è impossibile darne "conoscenza a soggetti indeterminati, in qualunque forma, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione".


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