Per la Cedu, non si ha equo processo se i legali non sono messi in condizione di studiare il fascicolo processuale e di svolgere efficacemente l'incarico che gli è stato affidato

di Valeria Zeppilli - Per la Corte europea dei diritti dell'uomo l'equo processo passa anche per l'adeguatezza dei tempi concessi ai legali per apprestare un'adeguata difesa dei loro assistiti. L'avvocato di un imputato, quindi, deve avere tutto il tempo necessario per studiare il fascicolo processuale e svolgere il compito assegnatogli in maniera efficace.

Violazione dell'art. 6 della Cedu

Così argomentando, nella pronuncia del 26 luglio 2018 qui sotto allegata la Cedu ha ritenuto contrastante con la Convenzione l'impossibilità di ottenere un rinvio per un legale che, sollevato dall'incarico, era stato reimmesso nelle sue funzioni solo il giorno prima dell'udienza fissata, peraltro senza riuscire a entrare in possesso della documentazione processuale.

La condanna, nel caso di specie, ha coinvolto la Germania, ma ogni altra normativa che impedisce agli avvocati di svolgere adeguatamente il proprio incarico, non concedendo loro il tempo del quale hanno bisogno, rischia di porsi in contrasto con l'articolo 6 della Cedu.

No alla notifica per pubblico avviso

La Corte, con la recente sentenza, ha anche affrontato la questione della notifica del rinvio dell'udienza fatta a un imputato che si è trasferito all'estero.

Per i giudici, in particolare, il solo trasferimento non è sufficiente a giustificare la notifica per pubblico avviso, ma continua a rendere necessaria la notifica diretta. Ed è sulle autorità interne che grava l'onere di provare di aver tentato invano di comunicare con il destinatario.

Cedu testo sentenza 26 luglio 2018
Valeria Zeppilli

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